Google vuole che le sue automobili sviluppate per fare a meno del pilota non solo conoscano e si sappiano muovere sulle strade, evitandone pericoli, pedoni ed imprevisti nel pieno rispetto del codice stradale, ma imparino direttamente dagli umani come destreggiarsi in determinate situazioni.
Google ha in programma di farle esordire sulle strade di tutto il mondo nei prossimi tre anni e sta dunque ora mettendo a punto i dettagli della sua tecnologia: questo rappresenta dunque solo l’ultimo passo di Google sulla strada delle auto senza pilota, il cui lancio ufficiale in California c’è stato ormai più di un anno fa e prosegue tra statistiche sugli incidenti in cui sono state finora coinvolte, dubbi sulla loro sicurezza informatica e l’esordio nel settore di altri concorrenti (tra cui ora sembra esservi anche Apple).
Mountain View, peraltro, aveva già annunciato l’introduzione nel processo di sviluppo di sistemi di machine learning attraverso cui le sue auto sarebbero state in grado di imparare dalla propria esperienza. Rispetto a tale annuncio, la nuova idea rappresenta un passo in più: Google vuole che le sue automobili colgano quello che possono dalle persone, magari traendo ispirazione dalla loro guida più smaliziata.
Secondo le indiscrezioni che trapelano da Mountain View, infatti, il problema attuale delle sue automobili autonome è che si comportano, paradossalmente, troppo da robot : possibile pericolo vuol dire frenata, strada libera significa accelerazione ecc. La strada e la circolazione, tuttavia, non sono fatte solo di scelte bianche o nere, ma anzi di comportamenti imperfetti: un esempio sono le curve, mai eseguite con un arco perfetto ma piuttosto tagliate dagli autisti umani.
L’incapacità di adeguarsi a questi comportamenti finisce per coinvolgere le auto di Big G in incidenti. E, per quanto siano di minore entità e non le vedano mai responsabili (in gran parte dei casi ad essere coinvolta è la parte posteriore delle auto di Mountain View e spesso in situazioni in cui questa è ferma), i suoi sviluppatori stanno ora cercando di migliorare la situazione.
Se i comportamenti degli umani non sono prevedibili, così, vi sono solo due possibili soluzioni: o eliminare completamente dall’equazione il fattore costituito dagli umani sulle strade, o adeguarvisi e comportarsi alla pari.
Claudio Tamburrino