Google integrerà l’intelligenza artificiale generativa nel suo motore di ricerca. Attualmente è possibile accedere alla versione beta pubblica della SGE (Search Generative Experience) effettuando l’iscrizione alla lista di attesa. Avram Piltch, editor-in-chief di Tom’s Hardware, ha testato la nuova esperienza di ricerca, evidenziando numerosi aspetti negativi.
Addio ai risultati organici?
Il nuovo motore di ricerca basato sull’IA generativa è stato presentato durante il Google I/O 2023. Invece del tradizionale elenco di link, l’utente vedrà riquadri di testo che forniscono una risposta dettagliata alle query. Il test avviato da Google servirà per migliorare l’interfaccia, ma al momento l’esperienza è “orribile“.
Quando viene effettuata una ricerca, la risposta di Google SGE occupa quasi interamente lo schermo (1.360 pixel in verticale). I primi risultati organici (link) si trovano in fondo alla pagina. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato che il motore di ricerca continuerà a “guidare il traffico” verso i siti web. Tuttavia le tre anteprime mostrate alla destra della risposta SGE non sembrano i siti migliori (e non corrispondono ai risultati organici).
Avram Piltch ha inoltre notato che le risposte sono una copia parola per parola di una o più fonti. Un’IA generativa dovrebbe fornire risposte migliori. Tra l’altro, a differenza dei “featured snippet”, non viene citata la fonte, quindi gli utenti non possono verificare l’autorevolezza delle informazioni.
In alcuni casi, Google SGE preleva il testo da più fonti e mostra informazioni che contraddicono le stesse fonti da cui ha copiato il testo. Questo problema è in realtà presente anche in ChatGPT o Bing Chat. Ecco perché viene specificato chiaramente che le risposte potrebbero essere sbagliate. I chatbot non devono essere utilizzati per chiedere informazioni su argomenti delicati, come quelli legali o medici.
Come detto, Google SGE riduce la visibilità dei risultati organici e non cita le fonti. Se l’attuale versione del nuovo motore di ricerca diventerà accessibile a tutti, molti siti gratuiti chiuderanno entro pochi mesi, non ricevendo più visite dai link delle SERP. In alternativa dovranno mettere gli articoli dietro un paywall, in quanto diminuiranno le entrate pubblicitarie. In pratica, la fine del web aperto.