La Commissione europea aveva inflitto una multa di 2,42 miliardi di euro a Google per aver dato un vantaggio illegale al suo servizio di comparazione dei prezzi, sfruttando la posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca. A distanza di oltre sei anni, un avvocato generale della Corte di Giustizia propone di confermare la sanzione.
Poche possibilità per Google
Al termine dell’indagine avviata a fine novembre 2010, la Commissione europea ha verificato che il servizio di comparazione dei prezzi beneficia della posizione dominante dell’azienda californiana nel mercato dei motori di ricerca. In pratica, quando l’utente cerca un prodotto, i risultati di Google Shopping vengono mostrati nella parte alta della pagina, mentre quelli concorrenti sono “retrocessi” più in basso o nelle pagine successive.
Ciò comporta sia un vantaggio illegale che un incremento sleale del traffico e dei profitti derivanti dalle inserzioni pubblicitarie. Google aveva presentato ricorso, ma il tribunale generale aveva confermato la sanzione di 2,42 miliardi di euro, in quanto le pratiche dell’azienda californiana sono state considerate anticoncorrenziali. Google ha successivamente impugnato la decisione davante alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.
L’avvocato generale Juliane Kokott ha proposto alla Corte di respingere l’impugnazione e quindi di confermare la sanzione, dato che Google ha sfruttato la sua posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca per favorire il servizio di comparazione dei prezzi. Ovviamente, tale proposta non è vincolante per la Corte. Si attende ora la sentenza definitiva dei giudici.
A fine ottobre 2022, diversi concorrenti di Google avevano inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere l’applicazione del Digital Markets Act. La legge vieta infatti ai cosiddetti gatekeeper di dare un vantaggio ai propri servizi.