Sulla scia di OpenAI, Google ha pubblicato una proposta di policy in risposta alla richiesta dell’amministrazione Trump dell’AI Action Plan. Nel documento, Big G chiede a gran voce di allentare le restrizioni sul copyright per l’addestramento dell’AI.
Google chiede di allentare le regole sul copyright per l’AI
Secondo Google, per troppo tempo le politiche sull’AI si sono concentrate sui rischi, ignorando i costi che una regolamentazione sbagliata può avere su innovazione, competitività e leadership scientifica. Ma ora, con la nuova amministrazione, il vento sta cambiando. E gli USA devono cavalcare l’onda…
Uno dei punti più controversi della proposta di Google riguarda l’uso di materiale protetto da proprietà intellettuale. Il colosso tech sostiene che le eccezioni di “fair use” e di “text-and-data mining” sono essenziali per lo sviluppo dell’AI e l’innovazione scientifica. Come OpenAI, Google vuole regolamentare il diritto di addestrare i suoi modelli su dati pubblici, anche se coperti da copyright, senza troppe restrizioni.
Ma questa posizione rischia di scatenare una raffica di cause legali (ancora). Spetterà ai tribunali USA decidere se aziende che addestrano i loro modelli AI su contenuti protetti possano evitare sanzioni legali appellandosi al fair use.
Caos normativo: serve una legge federale unica sull’AI
Google punta il dito contro il caos normativo creato dal patchwork di leggi statali sull’AI, ed esorta il governo a varare una legge federale in materia, incluso un quadro completo su privacy e sicurezza. Solo nei primi due mesi del 2025, il numero di disegni di legge sull’AI pendenti negli USA è salito a 781.
Big G ha avvertito il governo degli Stati Uniti sui rischi di introdurre regolamenti troppo rigidi per l’AI, in particolare riguardo alla responsabilità sull’uso dei modelli. In molti casi, sostiene l’azienda, lo sviluppatore di un modello non ha un controllo diretto, né può monitorare l’utilizzo che se ne fa, e quindi non dovrebbe assumersi la responsabilità di un uso improprio.
Infine, Google considera eccessivi i requisiti di trasparenza attualmente in discussione nell’Unione Europea. Ha invitato il governo USA a opporsi normative simili, che rischiano di rivelare segreti commerciali, consentire ai concorrenti di duplicare i prodotti o compromettere la sicurezza nazionale fornendo una tabella di marcia agli avversari su come aggirare le protezioni o violare i modelli.