Google si sta preparando alla “new normality“, ossia al nuovo status a cui occorrerà adeguarsi per poter rispondere al meglio non solo ai prossimi mesi di difficoltà, ma soprattutto a tutto quel che verrà poi. Una deadline è stata posta fin da ora: settembre 2021, data entro cui Mountain View conta di poter fare un cambio di passo. Ma è questa una data che fa parte di un percorso già iniziato e che con il senno del poi potrà essere visto come un passaggio di grande trasformazione.
Google: lo smart working sarà regola
Quando la pandemia è iniziata, Google è stato tra i primi gruppi ad operare una scelta radicale: uffici chiusi in tutto il mondo e dipendenti a casa per poter lavorare da remoto in sicurezza. Non era questa una scelta strutturale, ma una risposta d’emergenza a quella che era una situazione inattesa a cui l’azienda voleva rispondere con paradigmi da quelli con cui aveva invece risposto la politica USA. Il prolungarsi dell’emergenza ha fissato la prossima scadenza: fino a settembre 2021 Google proseguirà con questo regime, confermando quelle che sono le aspettative già proferite da Bill Gates in queste ore: i prossimi 6 mesi saranno i peggiori per gli Stati Uniti. Meglio non rischiare, insomma: per Google è solo con l’autunno che si potrà pensare di modificare le cose.
Ma nessuno può attraversare la pandemia senza trasformare il proprio modo di fare e di essere: dopo il settembre 2021, infatti, Google prevede di trasformare lo smart working in vera e propria regola fissa. La “New Normality” sarà fatta di 3 giorni da casa e 2 giorni in ufficio, offrendo così maggior elasticità ai dipendenti e riorganizzando tempi e modi della collaborazione. Google sta facendo di questo mantra un vero e proprio modello di business attraverso l’offerta Workplace, dunque trasformare il tutto in modus operandi significa farsi testimonial primo di un certo modo di pensare il mondo del lavoro.
Le trasformazioni saranno inevitabilmente ben più profonde: non si tratta soltanto di spostare parte del tempo di lavoro in un nuovo luogo, ma significa radicalizzare l’ingresso in azienda di specifici strumenti di collaborazione e organizzazione, nonché nuovi metodi per valutare performance e capacità di operare in logiche di squadra. C’è da immaginare anche un certo qual vuoto normativo che lascerà spazio a deviazioni pericolose a cui solo nuove politiche del lavoro (nonché nuove logiche sindacali) potranno far capo.
Il 2021 sarà un anno di transizione e trasformazione, nel 2022 ci troveremo direttamente nella “new normality” con prevedibili scossoni ad ogni livello. A ognuno la scelta se essere “dinosauro” e far la voce grossa contro il cambiamento, o trovare la chiave del cambiamento per farsi trovare pronti quando il mercato darà i propri giudizi. Ed è questa una scure che scenderà su ogni singola azienda ed ogni singolo professionista nei mesi a venire.