Conflitti in un mondo connesso: secondo Google una larga parte della storia oggi si scrive anche in Rete, luogo dove i cittadini si incontrano per scambiarsi opinioni e idee soprattutto nelle nazioni in cui le libertà personali sono limitate. BigG si assume l’onere di tentare di garantire anche il diritto alla comunicazione e alla navigazione di queste persone: e lancia tre diversi strumenti che servono a meglio comprendere la quantità e la qualità delle insidie che minacciano la Rete.
La Digital Attack Map , visibile qui sopra, è un progetto sviluppato in collaborazione con Arbor Networks e che offre la possibilità di valutare in tempo reale l’effettiva portata degli attacchi DDoS in corso in tutto il pianeta. Così si può valutare la mole costante, e impressionante, di scaramucce e vere e proprie battaglie in corso in Rete tra USA e il resto del mondo, con Europa e Cina pesantemente impegnate in questo stillicidio di banda sprecata. Per Google sono tutti attacchi alla libertà di espressione, visto che di fatto limitano la possibilità di introdurre in Rete contenuti e di fruirne, e la pagina ha tanto di corredo di grafici che indicano l’andamento degli attacchi portati e subiti da diverse nazioni, e informazioni sulle ultime offensive scatenate.
A corredo di questa che è un’iniziativa di sensibilizzazione, Mountain View getta in campo anche le sue doti ingegneristiche e di gestione del traffico in Rete per provare a mitigare gli effetti dei DDoS: Project Shield serve appunto a questo, mette a disposizione dei webmaster e di chi si occupa di associazioni umanitarie e per la libertà di espressione alcuni strumenti utili a tenere online i propri servizi anche quando sono sotto attacco, impiegando alcuni strumenti e risorse di Google per tenere a bada il torrente di richieste tipico di un distributed denial of service . Per il momento è un progetto ancora a numero chiuso, ma BigG ha deciso di metterlo alla prova proprio con chi fosse direttamente coinvolto dalla faccenda per testarne sul campo le potenzialità e al contempo iniziare già a mostrarne i benefici ai potenziali utenti.
uProxy , infine, è un progetto per la navigazione riservata sviluppato assieme alla Università di Washington: l’idea è di realizzare un proxy per la navigazione attraverso un proprio PC o quello di un amico, magari quando si è fuori di casa o in una nazione nella quale non si ripone troppa fiducia. Il traffico viaggia cifrato dal proprio terminale fino a quello collegato tramite uProxy, che si installa tramite plugin su Firefox o Chrome, e da lì riparte verso la sua meta finale: se si sta navigando tramite un hotspot wireless in chiaro e ci si espone all’intercettazione dei dati, o se c’è motivo di pensare che la connessione che si utilizza sia monitorata, in questo modo ci dovrebbe essere maggiore garanzia di riservatezza.
Naturalmente il sistema non garantisce anonimato, e non è pensato per scavalcare le restrizioni del P2P operate da alcuni provider: serve piuttosto a evitare blocchi e supplire in modo semplice ad alcune funzioni di una VPN, senza la complicazione di configurarne una e con la possibilità di avviare una navigazione sicura attraverso il PC di una persona fidata. Per stabilire una connessione occorre autorizzare l’altro tramite chat o email, dunque è necessario un contatto diretto: può trattarsi di un amico o del proprio PC a casa, da usare come testa di ponte per navigare in Rete più serenamente. Chiunque provi a intercettare il traffico non vedrà altro che una connessione cifrata stabilita alla stregua di una chiamata VoIP, senza che nessuna etichetta certifichi palesemente di cosa si tratta. Anche uProxy per ora è una beta privata, ma in futuro sarà aperto a tutti e i sorgenti saranno resi disponibili per la consultazione con una licenza open source Apache 2.
Luca Annunziata