Google stimola la febbre

Google stimola la febbre

La popolarità del motore è tale che la conferma del prossimo sbarco in Borsa ha già scatenato ogni sorta di speculazione. Qualche numero e qualche dettaglio su quello che sta accadendo alla stella del web
La popolarità del motore è tale che la conferma del prossimo sbarco in Borsa ha già scatenato ogni sorta di speculazione. Qualche numero e qualche dettaglio su quello che sta accadendo alla stella del web


New York (USA) – C’è soddisfazione sui volti degli analisti finanziari in queste ore dopoché nei giorni scorsi Google ha messo fine alle speculazioni sulla sua possibile quotazione in Borsa. L’azienda ha infatti comunicato la propria intenzione di collocarsi sul mercato, naturalmente in modo innovativo e per certi versi sperimentale come suo costume, consentendo agli operatori, tesi da settimane di gossip, di rilassarsi.

Sul piano tecnico, Google intende raccogliere circa 2,7 miliardi di dollari attraverso un’offerta pubblica d’acquisto, un’operazione che consentirà agli investitori, anche a quelli piccoli, anche ai privati, di prendere per sé una “fettina” del sito più chiacchierato e amato della rete.

Il desiderio di infilare nel proprio portfolio almeno alcune manciate di azioni Google sembra sia ormai alle stelle tanto che vi sono analisti secondo cui si rischia che questa spasmodica attesa si traduca in prezzi di collocamento dei titoli troppo elevati. Nel documento con cui Google presenta al mondo le proprie intenzioni c’è infatti anche la conferma di quanto già emerso nei mesi scorsi sul fatto che una parte consistente delle azioni offerte al pubblico saranno messe all’asta, in modo tale che grandi e piccoli investitori siano sullo stesso piano nelle possibilità di entrare tra gli stockholder di Google.

Insieme all’offerta, i due fondatori di Google Sergey Brin e Larry Page diffonderanno anche una sorta di manuale del padrone destinato ai nuovi investitori, affinché sappiano che la società lavora con ambizioni di lungo periodo e che, dunque, di trimestre in trimestre ci saranno sì cifre e numeri ma non ci saranno le rese dei conti che talvolta caratterizzano i destini delle società quotate. E ne condizionano l’operatività.

I due fondatori di Google, ciascuno dei quali detiene e continuerà a detenere una quota attorno al 16 per cento della società, hanno anche pensato ad un meccanismo di voto che consentirà loro di tenere il fermo controllo sulle decisioni degli azionisti.

La verità, spiegano ora gli esperti, è che la febbre da Google è così elevata che le condizioni d’acquisto, persino il prezzo dei titoli, possono essere in apparenza persino le più sfavorevoli senza che questo riduca l’interesse degli investitori. “È quel tipo di titolo – si legge in un lancio Reuters – che molti vorranno avere a qualsiasi prezzo”. Può non sembrare molto ragionevole ad alcuni ma, di fronte al metodo di collocazione e alla particolarissima popolarità di cui gode Google, è forse irragionevole aspettarsi che l’IPO progettata dall’azienda segua i binari tradizionali del collocamento di una grossa società come questa.

Tra i numeri di interesse il fatto che Google nel corso dell’ultimo anno ha visto salire le proprie entrate a quota 961,9 milioni di dollari, 176 per cento in più rispetto all’anno scorso (un confronto si può fare con Yahoo!, che nello stesso periodo ha registrato entrate per 1,6 miliardi di dollari). Google non si attende di continuare con questo trend e nel documento ufficiale di presentazione spiega di ritenere che “la crescita delle nostre entrate diminuirà come risultato delle già anticipate modifiche al nostro sistema di advertising, alla maggiore concorrenza e al calo inevitabile della curva di crescita”.

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Pubblicato il
3 mag 2004
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