Confermate dal gigante Google, le indiscrezioni sul blog GreatFire.org – una delle varie organizzazioni a monitorare la censura cinese su Internet – hanno svelato nuovi retroscena nel delicato rapporto tra il governo di Pechino e l’azienda di Mountain View. Agli inizi dello scorso dicembre, BigG ha disabilitato una specifica feature che permetteva agli utenti asiatici di conoscere tutte le parole chiave oscurate sul suo motore di ricerca .
Nessuna spiegazione ufficiale da parte del motore di ricerca californiano, che si è limitato a confermare la rimozione della feature e dunque delle notifiche sulle specifiche query bloccate dal governo cinese. I responsabili di Google avrebbero deciso di sospenderle per motivi legati alla stabilità del servizio di ricerca Web, dal momento che i meccanismi di filtraggio nella Muraglia Digitale impongono un blocco di 90 secondi alla digitazione di una parola censurata .
All’alba del nuovo anno, i controlli di stato sono tornati imponenti contro una serie di account sul popolare social network Sina Weibo , chiusi per la diffusione di contenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. Secondo un recente articolo del Washington Post , la nuova ondata censoria avrebbe investito attivisti e giornalisti attivi in Cina. Entro il 2015, la popolazione digitale cinese dovrebbe sfondare il tetto degli 800 milioni di utenti . ( M.V. )