Le automobili della Grande G non temono di addentrarsi nei più remoti insediamenti urbani, affrontano percorsi intricati fra vialetti fioriti e guardiani scodinzolanti, sconfinano nelle strade private. Nella contea californiana di Sonoma sono almeno un centinaio le invasioni: i cittadini rumoreggiano, Google procede alla rimozione e annaspa per difendersi.
È accaduto in numerose occasioni: l’autista incaricato da Mountain View della mappatura fotografica di strade, piazze e viali, cam rotante montata sul tettuccio, ha imboccato strade private e ha turbato la quiete dei residenti. I primi a protestare erano stati i coniugi Boring, residenti nei sobborghi di Pittsburgh: infastiditi dall’invadenza della cam di Mountain View avevano denunciato Google per aver violato l’intimità di una strada privata. Un’intera comunità privata aveva ripercorso le orme dei Boring e aveva chiesto la rimozione delle immagini catturate entro i confini che la delimitano.
A rivendicare il proprio diritto alla riservatezza sono ora alcuni cittadini della contea di Sonora: le Google car avrebbero battuto numerosissime private senza curarsi di cartelli e segnalazioni che vietano l’accesso a coloro che non sono autorizzati. A condurre l’indagine è stata una pubblicazione locale , sollecitata dalle pressanti lamentele dei cittadini: confrontando le mappe delle strade comunali con la mappatura fotografica di Google sono state riscontrate oltre cento violazioni .
“Non è solo una questione di privacy, è una questione di divieti d’accesso – ha lamentato una cittadina – e ci sono le stesse immagini raccolte a testimoniarlo”. La risposta di Google è stata diplomatica: gli autisti di Mountain View, ha spiegato un portavoce, sono reclutati sul posto e dovrebbero conoscere le strade da imboccare e le strade dalle quali girare al largo. Dalla grande G ammettono però che, per tagliare sui tempi gli autisti non vengono dotati di mappe fornite dai comuni per assicurare una copertura delle sole strade pubbliche e che gli autisti, qualora le segnalazioni sino poco evidenti, possano incorrere in errori . È altresì vero che Google, confessa un autista di G car, paga i fotografi motorizzati per girellare nella zona senza fornire alcuna particolare raccomandazione .
Google, nel frattempo, ha provveduto a rimuovere alcune delle testimonianze degli sconfinamenti in seguito alle segnalazioni dei cittadini. Sono rimozioni che Google accorda in caso di esplicite violazioni, sono rimozioni che suonano come gentili concessioni se si considera che Google ha difeso in tribunale i propri sconfinamenti fotografici ricordando che “una privacy totale non esiste”.
Non sembrano concordare con la rassegnazione della grande G attivisti e autorità che si occupano di tutelare la vita privata dei cittadini: il dibattito relativo all’invasività di Google Street View non sembra placarsi nemmeno nel momento in cui Moutain View ha iniziato a implementare un sistema di offuscamento automatico di targhe automobilistiche, di volti, di informazioni personali . Un sistema di blurring che non risparmia di sfocare nemmeno i segnali che indicano il divieto di accesso ad una strada privata.
Gaia Bottà