Stando ai documenti forniti alla Federal Communications Commission (FCC) americana, Google è alla ricerca dei permessi necessari per la sperimentazione di trasmissioni wireless nell’area della Baia di San Francisco, una sperimentazione che potrebbe portare al debutto della corporation come provider di connettività cellulare dopo la banda ultra-larga di Google Fiber.
I test, dalla durata totale di 180 giorni, verrebbero condotti in tre diversi siti della Bay area con trasmissioni sulle frequenze radio tra i 5,8 GHz e i 24,2 GHz, e sulla banda delle onde millimetriche ad altissima frequenza tra i 71-76 GHz e gli 81-86 GHz. Qualora venisse approvata dalla FCC, la sperimentazione servirebbe a Google per ottenere “indizi di grande valore per l’innovazione e i potenziali piani e strategie di business” futuri. Ancora non si parla, per il momento, della nascita di una nuova offerta di connessioni mobile in banda ultra-larga da affiancare all’offerta terrestre di Fiber.
Quali che siano le intenzioni di Google, l’obiettivo finale mira senz’altro a espandere il business del colosso telematico dell’advertising creando nuovi canali di connessione laddove non ce ne siano già: illuminante, in tal senso, un altro investimento da 60 milioni di dollari (questa volta confermato ufficialmente) per la posa di un cavo sottomarino che va dalla Florida al Brasile, una connessione in fibra ottica destinata (entro il 2016) a far parte della “rete privata” usata da Google per gestire le comunicazioni interne all’azienda con una portata di 64 terabit al secondo.
Se negli USA i soggetti più attivi sul fronte della connettività sono le aziende private, in Italia è il pubblico a cercare nuove fonti di profitto mettendo all’asta le frequenze radio: il governo intende bandire un’asta per la banda “L” compresa fra i 1452 e i 1492 MHz, porzione dello spettro espressamente dedicata alle applicazioni di telecomunicazione e che secondo le aspettative dovrebbe portare all’incasso di 600 milioni di euro.
Alfonso Maruccia