Google sembra trovarsi sempre più a suo agio nella parte del lobbista: tanto che i suoi rappresentanti si recano alla Casa Bianca in media una volta a settimana da quando vi risiede il Presidente Barack Obama.
Già dal 2010 il budget riservato da Mountain View al lavoro di lobbying era cresciuto considerevolmente, fino a 4 milioni di dollari, incalzando quello di Microsoft, uno dei più grandi lobbisti di settore.
“Pensiamo sia importante – ha riferito uno dei suoi portavoce – avere una voce forte all’interno del dibattito ed aiutare i legislatori a capire la materia di cui ci occupiamo ed il lavoro che facciamo per mantenere aperta Internet, per costruire grandi prodotti e contribuire allo sviluppo economico”.
Se da un lato gli incontri con i vertici di Google sembrano rilevanti in quanto consulenze di livello su argomenti ITC, che stanno assumendo sempre più importanza a livello di amministrazione ed attualità, basti pensare allo scandalo Datagate scoperchiato dalle rivelazione dell’ex contractor della National Security Agency (NSA) Edward Snowden, dall’altro Google ha tutto l’interesse a far valere le proprie ragioni quando si parla di altri argomenti come per esempio di antitrust e di privacy.
Oltre che con la Casa Biancia, d’altra parte, Google sembra avere una fitta conversazione anche con i rappresentanti della Federal Trade Commission .
Il dialogo sarebbe partito fin dal 2012, quando questa stava conducendo un’indagine nei confronti di Google per quanto attiene le questioni di monopoli sul mercato del search e dell’advertising. Allora fu Larry Page ad incontrarsi con i vertici FTC raggiungendo l’ accordo che ha permesso di appianare il caso.
La recente rivelazione dei colloqui tra le parti, per quanto prevedibili data la mediazione che ha poi portato ad un accordo, e di un’ opinione all’interno della FTC che avrebe spinto per l’apertura di un procedimento ufficiale nei confronti di Google, hanno peraltro sollevato diverse critiche nei confronti della Commissione federale, che è stata costretta ad intervenire con un comunicato ufficiale in cui smentisce l’ipotesi che con Google abbia tenuto una posizione troppo accomodante.
Claudio Tamburrino