Il restyling che ha interessato l’interfaccia Web di Google Traduttore, svelato nei giorni scorsi, non è l’unica novità che interessa il servizio di bigG. Un’altra è quella che mira a sgombrare il campo da qualsiasi forma di discriminazione di genere mostrando la traduzione di singole parole o intere frasi sia nella loro versione femminile sia in quella maschile. L’italiano è una delle lingue supportate fin da subito, insieme a inglese, francese, portoghese e spagnolo, con altre che si aggiungeranno prossimamente all’elenco.
Google, la traduzione non ha sesso
Un esempio è visibile qui sotto: traducendo dall’inglese all’italiano la parola “worker”, la piattaforma di Mountain View mostra sia come risultato sia “lavoratrice” sia “lavoratore”, indicando tra parentesi qual è il termine femminile e quale quello maschile.
Al momento la novità riguarda esclusivamente la versione di Google Traduttore accessibile da browser desktop, ma in futuro verrà estesa anche alle applicazioni mobile distribuite su dispositivi Android e iOS. Maggiori informazioni sono consultabili sulle pagine del supporto ufficiale. Riportiamo di seguito un estratto dalla documentazione.
In molte lingue puoi avere le traduzioni maschili e femminili di singole parole. In un numero più ridotto di lingue, invece, puoi avere anche traduzioni maschili e femminili per brevi frasi ed espressioni che fanno riferimento a una persona in modo neutrale.
Il problema è dell’IA
L’impegno di bigG finalizzato a eliminare dalle proprie piattaforme e dai propri servizi ogni forma di discriminazione di genere porterà più avanti anche a una modifica del codice che si occupa dell’autocompletamento delle query.
Un problema la cui natura è da ricercare nelle informazioni date in pasto al sistema di machine learning che gestisce il servizio: se gli utenti sono soliti associare termini come “strong” o “doctor” all’universo maschile e “nurse” o “beautiful” a quello femminile, Google Traduttore non farà altro che replicare il comportamento. Ecco dunque la dinamica oggetto dell’intervento annunciato oggi, legata a doppio filo alle modalità di apprendimento impiegate per istruire gli algoritmi. Inoltre, in futuro si terrà conto anche dei generi non-binari, nel pieno rispetto di coloro che non si riconoscono e identificano nel sistema uomo-donna.