La IPTV di Google non è più un segreto da qualche mese, ma è stato necessario attendere la conferenza Google I/O di San Francisco per la presentazione ufficiale del nuovo progetto della sempre iperattiva Mountain View. Google TV ha dunque condiviso il palco con altri importanti annunci web-centrici come il contenitore WebM , ma trattandosi della vecchia televisione domestica la faccenda si è guadagnata una copertura mediatica da autentica rivoluzione che però non la conta tutta sulle problematiche – e la reale portata – di una tecnologia già ampiamente disponibile da anni per gli utenti più evoluti.
La presentazione di Google conferma sostanzialmente tutte le indiscrezioni sin qui trapelate: Google TV sarà un’interfaccia interattiva alla Rete veicolata attraverso lo schermo televisivo, con un sistema operativo formato mignon basato su Android e browser web derivato da Chrome (con tanto di plugin Flash versione 10.1), hardware altamente integrato di tipo “System-on-a-Chip” sviluppato da Intel e basato su core Atom, marketplace per l’acquisto delle appliance, un protocollo open source (come d’altronde tutto il resto) per la comunicazione wireless tra dispositivi remoti e la nuova piattaforma Internet-televisiva.
La Internet di Google approda sulla TV in formato set top box o anche integrato direttamente nello schermo, portando la tradizionale interfaccia basata sulla ricerca del colosso della net economy alla potenziale portata di un’utenza meno dipendente dalla tecnologia e dall’ultimo grido in fatto di strumento di comunicazione evoluto. I paroloni si sprecano, con il CEO Erich Schmidt che usa toni quasi messianici (tagliati sul “modello Steve Jobs”) mentre parla di una giornata storica da lungo tempo attesa in cui il mezzo di comunicazione televisivo inventato 50 anni fa si sposa con quello più recente, veloce e potente della connettività web.
A dare “sostanza” al mega-annuncio di Mountain View ci sono ovviamente i primi partner tecnologici e commerciali dell’iniziativa, e anche in questo caso si tratta di una sostanziale conferma di quanto già appreso nei giorni scorsi: Intel, come detto, fornirà il cuore hardware noto come CE4100 , sistema dotato di CPU Atom, GPU, “Display Processor”, DSP audio, controller Ethernet di classe Gigabit tenuto insieme sullo stesso pezzo di silicio per la visualizzazione ad alte prestazioni di HTML 5 e contenuti Flash; Sony sarà la prima a fornire (entro l’autunno 2010 sul mercato statunitense) i televisori compatibili Google TV oltre ad alcuni scatolotti con dentro anche i lettory Blu-ray; Logitech commercializzerà una serie di dispositivi di controllo e interazione (telecomandi, tastiere e così via) con la nuova piattaforma IPTV, oltre ovviamente ai set top box .
Google stà lavorando alla sua TV da oltre due anni, e ha evidentemente deciso di investire una quantità considerevole di risorse per la “conquista del divano” e un matrimonio felice tra la Rete e il piccolo schermo, capace di far fiorire un nuovo ecosistema di fruizione, applicazioni, opportunità, ricavi economici e advertising contestuale. Le ambizioni sono tante , la confezione pure gradevole ma altrettanto significativi sono i punti di domanda che pendono sul nuovo azzardo in cui Mountain View si è buttata.
La IPTV, tanto per cominciare, non l’ha inventata certo Google: le interfacce web-centriche, capaci di aprire una finestra su YouTube, Hulu (uno dei grandi assenti alla presentazione sulla Google TV) o su qualsiasi altro servizio in streaming telematico sono da oltre un lustro la norma di apparati domestici ampiamente affermati negli States, e non solo, come TiVo , i set top box delle società della TV via cavo, la miriade di Digital Video Recorder (DVR), Personal Video Recorder (PVR), Home Theater PC (HTPC) e Multimedia PC disponibili per ogni prezzo e gusto grazie ai quali l’utenza evoluta può gustarsi tutta la multimedialità che vuole in definizione alta, media o “ADSL-ready”.
Il mercato in cui si è infilata Google è già altamente competitivo , e per concretizzare l’ambizioso obbiettivo di spostare il web e il “cloud computing” multimediale al centro permanente del focolare domestico Mountain View dovrà dimostrare di avere messo in piedi una piattaforma robusta, affidabile, che funzioni sempre e comunque senza le idiosincrasie tipiche di un qualsiasi aggeggio informatico e soprattutto senza i “problemi tecnici” pur evidenziati all’atto della presentazione – pare per un connessione WiFi eccessivamente oberata.
Già in passato Microsoft e Apple hanno provato a portare Internet sulla TV fallendo nell’obiettivo (la prima) o degradando lo sforzo a un semplice “hobby” rispetto al “serious business” vero e proprio (la seconda), e Google dovrà necessariamente fare tesoro degli errori dei concorrenti per non rischiare di sbagliare mira e mandare tutto in fumo.
Resta infine da chiarire a chi davvero servirà la Google TV, e a quali giganti dell’entertainment pesterà i piedi e se davvero sarà devastante come promette : saprà, l’utenza domestica “mainstream”, trovare un’utilità nei nuovi gingilli telematici e nell’enorme possibilità di scelta fornita dai contenuti disponibili su Internet, o anche Google TV finirà per affollare il mercato come un scatolotto qualunque e la supposta rivoluzione della Internet TV verrà ancora una volta rimandata?
E ancora: che cosa faranno i provider del cavo e i grandi conglomerati dell’entertainment, come reagiranno al portentoso tentativo di trasformazione del mezzo di comunicazione del secolo scorso in qualcosa di più moderno e al passo con i tempi della comunicazione telematica? Sono tante le questioni aperte, per un’avventura che Google comincia in salita e senza alcuna garanzia automatica di riuscire.
Alfonso Maruccia