Il mantra di Google è semplice e lineare: “useremo la scienza per guidare le nostre decisioni“. Parola di Jacquelline Fuller, guida di Google.org, spiegando a Bloomberg come il gruppo ha scelto di affrontare l’emergenza Covid-19.
Google: smart working per tutto l’anno
Google ha tenuto un atteggiamento prudente sul tema fin da subito, contrapponendosi idealmente alle posizioni di Musk e Trump circa la necessità di sminuire l’impatto della pandemia per evitare chiusure e non rallentare la crescita economica. Google da parte sua preferisce un approccio opposto, prudenziale e proattivo nel cercare di far la propria parte. La spiegazione è chiara: “Se possiamo lavorare da remoto, se possiamo lavorare da casa e aiutare a rendere più piatta la curva di crescita dei contagi, noi lo faremo“.
Una posizione estremamente responsabile, quindi, in linea con un impegno sociale richiesto ad una azienda che (assieme ad Apple) sta contribuendo ai lavori sul contact tracing a livello internazionale. Pichai aveva anzitempo comunicato ai propri dipendenti che lo smart working sarebbe stato uno standard per lungo tempo, ma ora l’asticella si alza fino ad inizio 2021 quando si prevede il rientro in massa negli uffici. Nessuna corsa al “riapriamo”, nessun salto in avanti per una apertura anticipata: Google predica pazienza, perché i dati USA restano drammatici e a Mountain View la scienza dice che il lockdown è la migliore delle soluzioni attuali. Tutti fermi, quindi: misure cautelative per i dipendenti precari, smart working per i dipendenti fissi ed in generale un impegno sociale innegabile rispetto a molti altri gruppi che non vedono invece l’ora di riaprire.
Tra pochi mesi anche la somma di queste valutazioni sancirà la cifra di valore dei brand: il modo in cui la pandemia è stata affrontata non potrà essere un aspetto indifferente quando si tornerà alla normalità e si faranno i conti con il passato.