Google vuol capire le ragioni che portano le persone a operare ricerche web sulle malattie. E ha messo in piedi per questo un semplice esperimento. Ad alcuni dei navigatori che, nelle prossime settimane, effettueranno search a carattere sanitario chiederà se ci sia una correlazione tra il loro stato di salute effettivo e l’attività di ricerca. Ma mentre non sono ancora chiari i modi di reimpiego dei dati, cominciano già ad emergere preoccupazioni per la privacy personale degli utenti.
La notizia del progetto è stata data direttamente sul blog ufficiale dell’azienda californiana, con un post dedicato . La sperimentazione, iniziata mercoledì scorso, è destinata ad essere “temporanea” e riguarderà soltanto gli Stati Uniti.
La raccolta dei dati, spiega Cnet , è basata su un meccanismo molto semplice. Il sistema selezionerà casualmente un piccolo campione tra tutti coloro che effettuano ricerche a carattere medico. In fondo alla loro pagina di risultati, troveranno una finestra supplementare, con una domanda di chiarimento del tipo: ” Hai effettuato la ricerca perché tu o qualcuno che conosci ha la malattia X? “.
Scopo del progetto, spiega il medico e responsabile di progetto Roni Zeiger, è acquisire elementi per sapere di più intorno ai modi in cui le persone operano ricerche sanitarie. Per migliorare i risultati di ricerca e, magari, offrire altri strumenti previsionali tipo Google Flu Trends . “Vorremmo diventare ancora più bravi nel valutare i livelli effettivi di influenza, ed allargare l’esperienza ad altre aree – ha spiegato lo stesso Zeiger a Search Engine Land – Ma per farlo, abbiamo bisogno di capire meglio che tipo di ricerche fanno le persone quando si sentono malate”.
Nel caso di Flu Trends, il progetto era nato quasi per caso. Operando i monitoraggi di routine sulle parole chiave degli utenti, Mountain View aveva notato una corrispondenza tra le ricerche relative all’influenza ed il manifestarsi della stessa. In particolare, i search relativi alla febbre tendevano ad intensificarsi esattamente due settimane prima che i centri di monitoraggio medico statunitensi ( CDC ) registrassero i picchi di febbre.
Per il momento a Google non hanno ancora progetti definiti intorno al riuso dei dati che saranno raccolti. A giudizio di Cnet , comunque, è molto probabile che le informazioni saranno perlomeno reimpiegate per migliorare i cicli di ricerca successivi, attraverso la proposizione di record più specificamente orientati alla cura.
Con riferimento alle implicazioni sulla privacy, Mountain View assicura che nessuna delle attività monitorate sarà incrociata con gli account Google individuali. Ma intanto, vista anche la delicatezza dell’argomento, in rete cominciano a emergere le prime preoccupazioni .
Giovanni Arata