Nell’ultimo periodo diversi sono stati i casi in cui Google è finita al centro dei controlli incrociati del fisco e interessata da richieste di compensazioni fiscali da parte di alcuni stati nazionali. Ora, Bloomberg ha comunicato le presunte cifre relative al mancato pagamento delle tasse da parte di Google nel 2011: l’evasione ammonterebbe a 2 miliardi di dollari (1,5 miliardi di euro), effettuata dirottando 9,8 miliardi di dollari (7,5 miliardi di euro) di fatturato in una società di copertura alle Bermuda, quasi il doppio rispetto all’importo spostato tre anni fa.
In questo modo Google avrebbe incanalato legalmente gli utili attraverso società sussidiarie residenti nel paradiso fiscale dell’Atlantico, riducendo di quasi la metà il tasso fiscale complessivo . L’importo trasferito alle Bermuda corrisponde al circa l’80 per cento del profitto totale al lordo delle imposte registrato da Mountain View nel 2011. I risultati sono emersi dopo una lunga inchiesta condotta da Bloomberg nella galassia dei meccanismi fiscali introdotti per aggirare legalmente i sistemi di prelievo più “invadenti”. Strategie ben conosciute dagli esperti, note come Double Irish (Doppio Irlandese) e Dutch Sandwich (Panino Olandese), sistemi estesi di trasferimento dei vari ricavi societari che dalle sussidiarie passano verso aziende di facciata, fino ad arrivare nei cosiddetti paradisi come quello delle Bermuda.
Per questo motivo, la Commissione europea ha deciso di reprimere le scappatoie fiscali stilando una lista nera dei paradisi fiscali che, secondo le stime, costerebbero al Vecchio Continente qualcosa come 1.300 miliardi di euro. Cifra ammissibile se si tiene presente che il secondo mercato di sbocco di Mountain View è la Gran Bretagna, che conta l’11 per cento delle vendite, pari a circa 3,1 miliardi di euro.
E Google non è la sola azienda ad avere una relazione complicata con la fiscalità. Anche Microsoft, infatti, è stata accusata dal Governo britannico di non pagare le tasse dovute nonostante i ricavi aziendali ammontino a 1,7 miliardi di sterline (2,1 miliardi di euro). Si tratta di una presunta evasione che, secondo la stampa d’Oltremanica , dipenderebbe dall’ operazione di incanalamento dei pagamenti online per Windows 8 e altri software in Lussemburgo e Irlanda , paesi in cui le imposte per le aziende sono inferiori rispetto al Regno Unito.
Un fenomeno che, di recente, ha coinvolto anche aziende come Facebook , Apple e Amazon.
Cristina Sciannamblo