“Google ci imbriglia in una rete invisibile composta dai nostri dati personali e lo fa senza avvertirci e senza chiedere il nostro consenso – denuncia Jacob Kohnstamm, a capo dell’autorità che nei Paesi Bassi si occupa della tutela della privacy dei cittadini – succede dal 2012 e speriamo che la nostra pazienza non venga ulteriormente messa alla prova”: sul capo della Grande G e sulla sua policy relativa alla privacy, unificata nel 2012 ad abbracciare tutti i suoi servizi, pendono ora sanzioni che potrebbero raggiungere i 15 milioni di euro .
Le autorità dei Paesi Bassi avevano già chiamato Google a confrontarsi riguardo alle proprie policy: in una indagine condotta nel 2013 l’autorità olandese riscontrava come Mountain View profilasse gli utenti loggati e non loggati, raccogliesse informazioni rispetto a tutti coloro che facciano uso dei suoi servizi e accettino i relativi cookie, allo scopo di identificare e inquadrare bersagli pubblicitari da colpire. Dalle ricerche alle posizioni registrate, dai video visualizzati alle email, il garante olandese sottolinea come tutti i dati vengono combinati “senza che Google informi adeguatamente e in anticipo i propri utenti e senza che ottenga il loro consenso”, una pratica “in violazione della legge”.
L’autorità dei Paesi Bassi ha così imposto a Google un ultimatum: entro il mese di febbraio 2015 la Grande G dovrà provvedere a chiedere e ottenere il consenso degli utenti alla raccolta e al trattamento dei dati, un via libera da ottenere non con la semplice e generica accettazione della policy relative alla privacy, ma con una richiesta distinta . Per ottenere il consenso dei netizen Google dovrà chiarire con precisione e in maniera semplice le modalità con cui raccoglie i dati personali attraverso i diversi servizi , YouTube compreso, e le modalità con cui li elabora e li gestisce.
Il garante dei Paesi Bassi attende di verificare l’adeguamento di Google, già parzialmente messo in atto, assicura Mountain View: se la risposta dell’azienda non dovesse essere giudicata soddisfacente, l’autorità potrà elevare una sanzione che potrà raggiungere i 15 milioni di euro.
Si tratta di una multa che, pur costituendo una piccola percentuale del fatturato globale della Grande G, si distingue per entità rispetto a quelle inflitte dalle altre autorità europee che si sono occupate del caso: la Francia ha scelto di sanzionare Google con 150mila euro e con la pubblica gogna , le autorità spagnole hanno chiesto il massimo della pena , pari a un totale di 900mila euro per tre violazioni, mentre il garante italiano , quello tedesco e quello britannico si sono per ora limitati ad ammonire Google e a fissare delle scadenze per implementare nuove procedure più in linea con quelle previste dal quadro normativo .
Gaia Bottà