La Grande G irromperà sul mercato degli ebook, metterà le proprie infrastrutture al servizio degli editori, non si limiterà ad agire da intermediario a favore degli altri venditori di libri: si farà largo con un modello di business che promette di sbaragliare i competitor offrendo flessibilità e ecosistemi aperti. E opportunità più fruttuose per i detentori dei diritti.
Non un ambiente chiuso, nessuna palizzata all’accesso, un fluire di testi a pagamento declinati nelle proposte al pubblico che più allettano gli editori: Google ha accennato a questa prospettiva nel corso dell’annuale BookExpo di New York. Ad esporsi è stato Tom Turvey, che si occupa di gestire le partnership strategiche di Mountain View: il progetto sarà attivo prima della fine del 2009 , ha spiegato, consentirà ai cittadini della rete di acquistare titoli online, testi di cui fruire su qualsiasi dispositivo dotato di browser , online e offline, senza lock-in di sorta. Google non crede che il mercato dei libri digitali si possa alimentare di sistemi proprietari e di canali prestabiliti: al lettore deve essere concessa la massima libertà di azione, deve poter fruire del prodotto che ha acquistato con la mediazione di schermi di ogni tipo.
E una buona dose di libertà, ha spiegato Turvey, sarà concessa anche all’editore. Il progetto di Google correrà parallelo al servizio Book Search, che si configura invece come semplice mediatore che direziona l’utente all’acquisto presso altri marketplace. Gli editori che si stanno accordando con Google per spartirsi il bottino pubblicitario accumulato con il servizio di ricerca di libri digitali non saranno in alcun modo vincolati alla partecipazione al nuovo modello di business, basato sulla vendita di prodotti al consumatore piuttosto che sulla vendita dell’attenzione del consumatore ad inserzionisti e colossi dell’ecommerce come Amazon.
La Grande G promette di concedere all’editore la possibilità di vendere al prezzo che meglio ritiene opportuno. Così come accade nell’ecosistema Amazon, l’editore stabilirà il prezzo all’ingrosso dell’opera e proprorrà un prezzo di vendita al dettaglio: Google si occuperà di fissare il prezzo finale, intervenendo sul listino dell’editore nel momento in cui i prezzi risultassero “esorbitanti”.
È con queste premesse che Google intende allettare lettori ed editori, ma anche produttori di hardware. A dominare la scena è ora Amazon, che propone la propria solida offerta fatta di Kindle e del relativo marketplace: si tratta di un modello chiuso, che Google sembrerebbe voler sovvertire spingendo sulla competizione. Competizione innanzitutto sul fronte dei produttori di hardware: scalpitano, in vista di un mercato dell’hardware che nel 2013 si stima possa valere 227 milioni di dollari, quasi 160 milioni di euro . Si tratta di un settore in netta crescita, movimentato da passaggi di mano come quello che vede protagonista il produttore della tecnologia dello schermo di Kindle E Ink : acquisita dalla taiwanese Prime View, la tecnologia E Ink potrebbe combinarsi con le altre tecnologie dell’azienda per dare vita a prodotti più avanzati ed economici. Che un numero sempre maggiore di lettori potrebbe presto stringere fra le mani.
La strategia orientata all’apertura della Grande G alimenterebbe così un circolo virtuoso di competizione, livellamento di prezzi e innovazione. Un mercato più appetibile non solo per il pubblico, ma anche per gli stessi editori che potrebbero rivolgersi a platee sempre più vaste. Ammesso che Google non fagociti l’intero mercato, guadagnandosi la possibilità di dettare legge. È quanto preoccupa il Dipartimento di Giustizia statunitense, che ha già avviato le procedure per valutare le conseguenze del dibattuto affaire Book Search.
Gaia Bottà