I colossi della tecnologia sono impegnati in una corsa all’interpretariato, con l’obiettivo di mettere a disposizione dell’utenza dei servizi che operino come il traduttore universale di Star Trek o il Babelfish della Guida galattica per gli autostoppisti: se Microsoft ha già mostrato le potenzialità dello Skype Translator, Google non sembra voler essere da meno.
È il New York Times a fornire un’ anticipazione sui prossimi piani di Mountain View: se l’app Google Translate ora si limita alla traduzione di testi e consente di operare sulla voce, affidando però all’utente il compito di selezionare la lingua di origine, presto verrà aggiornata affinché riconosca le “più popolari” lingue parlate, e traduca in un testo scritto nella lingua di destinazione desiderata. Già nel 2013 Google aveva prospettato l’avvento di un sistema di traduzione simultanea per Android, promettendo traduzioni “vicine alla perfezione” per certe coppie di lingue, come ad esempio inglese e portoghese.
All’orizzonte, suggerisce ancora il New York Times , ci sarebbero aggiornamenti in questo senso anche per l’assistente digitale Google Now: l’ acquisizione dell’azienda sviluppatrice di Word Lens, applicazione dedicata alle traduzioni testuali in realtà aumentata, potrebbe sfociare in un servizio che consenta di ottenere traduzioni dalle fotografie di testi composti in lingue non conosciute dall’utente.
È evidente come la Grande G sta lavorando attivamente sul fronte dell’interazione vocale, di cui i sistemi di traduzione non costituiscono che un tassello: l’assistente digitale di Google, suggeriscono le analisi di Android Police , potrebbe presto integrare un sistema di notifiche vocali. ( G.B. )