Mountain View – Google e Microsoft, due modi diversi di vedere Internet, il business e il mondo dell’IT: le due protagoniste fondamentali della moderna società dell’informazione sono ancora una volta ai ferri corti, a combattere la guerra per la conquista delle quote di mercato nelle aule del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Dopo aver subito gli strali di Redmond sul caso DoubleClick , Mountain View ora querela Microsoft per violazione delle regole antitrust in virtù dell’integrazione delle nuove funzionalità di ricerca nel sistema operativo Windows Vista .
La questione viene gestita in maniera discreta da Google, e a rivelare i retroscena della querelle è un articolo del New York Times : il cruccio del gigante dei motori di ricerca starebbe nel sistema di indicizzazione automatica di Vista dei contenuti presenti sul disco , difficile da disabilitare e in grado di impattare pesantemente sulle prestazioni generali del PC quando si trovi a dover lavorare in contemporanea a prodotti concorrenti come il noto Google Desktop Search .
“Le caselle di ricerca inserite in Vista sono intimamente connesse ai servizi di ricerca desktop propri di Microsoft” ha dichiarato il portavoce di Google Ricardo Reyes al Seattle Post-Intelligencer , “senza alcuna possibilità per gli utenti di scegliere un gestore alternativo dai box che danno accesso alle funzionalità di ricerca”. A causa della sua stretta integrazione col sistema “Vista rende poco pratico disabilitare l’indice di ricerca interno”, sostiene Reyes.
Il consulente generale di BigM, Bradford Smith, ha risposto che le discussioni avute tra Redmond e le varie agenzie governative prima del lancio di Windows Vista hanno avuto risultati positivi. C’è ad ogni modo chi vede nello scontro il riproporsi della Grande Guerra dei browser tra Netscape Navigator e Internet Explorer, con un confronto questa volta ancora più duro, considerando il peso specifico di Google nel settore.
C’è infine un retroscena svelato ancora dal NY Times su chi ha la responsabilità della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia Americano, Thomas O. Barnett : sarebbe suo un memorandum fatto girare tra i Procuratori Generali degli stati federali che chiede ai suddetti di rifiutare le pretese legali di Google nei confronti di Microsoft . Prima di ricoprire l’attuale incarico, Barnett ha lavorato per la società legale Covington & Burling con base a Washington DC, la stessa che ha curato gli interessi del big di Redmond nei duri scontri col governo in materia di antitrust.
Barnett non si è comunque mai interessato direttamente delle questioni concernenti Microsoft durante la permanenza alla C&B, ed ha precauzionalmente rifiutato di occuparsi di qualsiasi problema concernente la società nel corso del suo attuale incarico al governo federale. Le indagini interne, scrive sempre il NY Times , hanno appurato la condotta imparziale di Barnett e il memorandum non rappresenta una prova concreta della volontà di favorire Microsoft nei confronti dei concorrenti.
Pur tuttavia, la lettera riservata rappresenta nei fatti l’ennesima stampella regalata dall’amministrazione Bush alle big corporation . La documentazione di 50 pagine alla base della denuncia di Google, scrive il Wall Street Journal , è stata depositata dopo un intero anno di discussioni con gli uomini del governo, ed è quindi facile prevedere che non si tratti di una questione che si risolverà rapidamente.
Alfonso Maruccia