Dopo aver fatto comparire il suo logo stilizzato sugli schermi dei computer e degli smartphone di mezzo mondo, indiscrezioni non confermate attribuiscono a Google la volontà di approdare anche sullo schermo per antonomasia del secolo scorso, quello del televisore. Google TV sarebbe una nuova piattaforma basata sul sistema operativo open source Android e i processori Atom di Intel, un nuovo standard di mercato che dovrebbe idealmente trasformare i set-top box in dispositivi capaci di fondere in armonia Internet e l’approccio televisivo alla fruizione dei contenuti digitali .
Secondo le solite voci ufficiose ma ben informate sui fatti citate dal New York Times e dal Wall Street Journal , Google lavora da mesi al progetto “TV” con partner del calibro di Sony, Intel e Logitech. Trattandosi di Android, una delle caratteristiche prominenti della piattaforma sarà la disponibilità delle più svariate applicazioni software e il relativo marketplace per l’acquisto. La navigazione sul web trarrà poi giovamento da una versione custom del browser Chrome, mentre a Logitech spetterebbe il compito di realizzare dispositivi di input specifici.
L’ obiettivo principale del supposto progetto Google TV è immaginabile: il colosso di Mountain View potrebbe mirare a estendere la propria sfera di influenza su quello che ancora rappresenta il centro del focolare domestico nelle abitazioni tecnologicamente meno interconnesse, sfruttando una possibile, stretta integrazione fra Internet, le applicazioni web e il tradizionale modello d’uso della televisione come testa di ponte per raggranellare una fortuna con la percentuale di guadagno sulle app e l’advertising veicolato attraverso la piattaforma .
Che Android e il mondo dei set-top box/multimedia center potessero incontrarsi era d’altronde una possibilità già ventilata da quasi un anno , e in tal senso le indiscrezioni dei quotidiani statunitensi rappresenterebbero più una conferma che una vera novità. In attesa di verificare se il marchio Google approderà anche sui televisori, a ogni modo, è interessante sottolineare come i vari mercati rispondano in maniera eterogenea ai molti tentativi di approccio di Mountain View.
Gli smartphone marchiati Google, tanto per cominciare, sembrano dimostrarsi tutto fuorché un successo: nei primi 74 giorni di commercializzazione, il Nexus One ha venduto solo una piccola frazione delle unità dei concorrenti (Motorola DROID e Apple iPhone soprattutto) cifre nell’ordine di 1 milione e oltre contro 135mila o giù di lì. Internet e le appliance multimediali remote, inoltre, sono già da tempo approdate sui televisori degli utenti grazie al proliferare di DVR, PVR, mediacenter, hard disk multimediali e network media tank (NMT) con hard disk incorporato, connettività avanzata e porte di I/O per ogni gusto.
Google questa volta giocherebbe insomma da ultimo arrivato in un mercato in pieno divenire, e non è detto che la riconoscibilità del suo marchio sia sufficiente a “sfondare” su uno schermo domestico già ampiamente conteso. Osservando la situazione da questo punto di vista, l’esigenza di sviluppare un’interfaccia base dotata di sufficiente appeal per la tipologia di utenza “da salotto” non sembrerebbe che uno dei tanti nodi da sciogliere per Mountain View.
Alfonso Maruccia