È considerato il fondamento dell’attuale sviluppo delle tecnologie informatiche, quelle alla base dei processori contenuti nei dispositivi elettronici. La legge di Moore , che prevede il raddoppio dei transistori delle CPU ogni 18 mesi , pur con qualche incertezza ha resistito per ben 4 decadi ma è inesorabilmente destinata a soccombere sotto i limiti fisici dei materiali impiegati. Parola di Gordon Moore , che ritorna sulla legge da lui stesso formulata nel 1965, in occasione dell’ Intel Developer Forum che si tiene a San Francisco.
Il miliardario fondatore di Intel prevede che in “un’altra decade, una decade e mezza, arriveremo a qualche limite fondamentale” che impedirà alla legge del raddoppio dei transistor di essere ancora valida. Le leggi fisiche non si possono eludere, e così il silicio e i vari materiali attualmente adoperati per la produzione di processori non potranno andare contro la loro stessa natura e il limite di dimensioni atomiche a cui l’industria si sta lentamente ma inesorabilmente avvicinando: per il 2008 è prevista la diffusione in massa di CPU a 45 nanometri , contro gli 0,6 nanometri di diametro di un atomo.
La prossima generazione di processori farà letteralmente “miracoli” grazie all’impiego di gate metallici tra i transistor e di un nuovo materiale isolante, l’ afnio , permettendo alla legge di Moore di continuare a rimanere valida. Non per molto ancora, secondo il suo inventore, che ha ad ogni modo predetto già altre volte la morte tecnologica della massima . Rimane il fatto che il livello di miniaturizzazione del silicio non può continuare all’infinito.
Il settantottenne Moore, grande appassionato di pesca d’alto mare e insignito nel 1997 del titolo di Presidente Emerito della società da lui fondata 29 anni prima, vede sempre più biologia nel futuro dell’informatica : “L’interfaccia tra i computer e la biologia è ora un’area molto interessante” dichiara Moore, che confessa vorrebbe far passare 100 anni e poi risvegliarsi per vedere che cosa è accaduto nel frattempo.
Biologia a parte, c’è chi evoca anche l’altra grande frontiera dell’informatica futuribile, quel quantum computing che ha ripreso vigore grazie alle recenti scoperte di IBM , definite dagli stessi ricercatori come un passo avanti “significativo” verso i computer non più grandi di una capocchia di spillo ma potenti come i moderni supercomputer più performanti in circolazione.
Alfonso Maruccia