“Un passaggio fondamentale nell’azione di prevenzione della corruzione”: nelle dichiarazioni del ministro per la Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, il principio della cosiddetta trasparenza sarà il grande deterrente contro l’illegalità nel Belpaese. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il testo del decreto unico di riordino delle norme in materia di trasparenza , in attuazione delle predisposizioni legislative introdotte dalla legge 190/2012 (anticorruzione).
Ratificato in meno di un mese, il provvedimento dovrebbe rappresentare una svolta epocale con l’introduzione di un modello molto simile a quello in vigore negli Stati Uniti con i dettami del Freedom of Information Act (FOIA). Nei successivi leak su Internet si è invece scoperto che il governo italiano vorrebbe abrogare l’articolo 18 del decreto legge 83/2012 (cosiddetto Decreto Sviluppo) sulla prima adozione legislativa dei meccanismi dei dati aperti (open data).
Oggetto della petizione lanciata da Agorà Digitale sull’hashtag #NienteCondoniSullaTrasparenza , il testo del decreto unico di riordino sarebbe stato approvato senza essere nemmeno all’ordine del giorno del CdM, una prassi certo curiosa per un provvedimento sulla trasparenza.
“I cittadini italiani non sono stati messi in condizione di sapere che il Governo avrebbe approvato il decreto nella seduta del 15 febbraio – si può leggere in un articolo pubblicato dalla redazione di Agorà Digitale – Nè in queste tre settimane il Governo ha deciso di essere davvero trasparente e, pur non essendovi tenuto, di pubblicare le bozze del decreto (come pure, per trasparenza, ha fatto il tanto criticato Garante Privacy)”.
Ai dubbi degli attivisti hanno fatto seguito le perplesse dichiarazioni del relatore speciale ONU Frank La Rue: “Sono profondamente sorpreso che il Governo italiano abbia varato un Decreto sull’accesso all’informazione senza una preventiva consultazione con la società civile e gli altri stakeholders e soprattutto che il decreto sia stato approvato a due settimane dalle elezioni e surrettiziamente, omettendo di darne notizia nell’ordine del giorno della seduta della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
Mauro Vecchio