Giuseppe Conte ha presentato il proprio Governo “bis”: nuova maggioranza, nuovo linguaggio, nuove sfide. In queste ore il lungo intervento del Presidente del Consiglio viene contestato in Piazza, applaudito in Aula, passato a disamina in tv, alla ricerca dei segnali sottili che andranno a delineare il secondo tempo di questa legislatura.
9 volte “innovazione”
La parola “innovazione” è stata usata fin dal principio come leva di rilancio, come trampolino per l’entusiasmo che dovrà trainare l’Italia fuori dal pantano degli ultimi decenni. Che l’innovazione sia vista come strumento e soluzione non è certo una novità, però: tutti i Governi precedenti avevano individuato in questo canale una delle ancore di salvezza del Paese, salvo poi lasciar insabbiare questo slancio iniziale di fronte alle mille difficoltà che frenano l’innovazione in Italia. Giuseppe Conte sembra usare un accento particolare su questo fronte, approfondendo il tema a più riprese, dedicandovi un ministero e citando questo fronte per 9 volte durante il discorso odierno:
- “Gli obiettivi che abbiamo posto a fondamento di quest’azione di Governo sono elementi essenziali di un progetto riformatore che mira a far rinascere il Paese nel segno dello sviluppo, dell’innovazione e dell’equità sociale”;
- “L’Italia dovrà essere laboratorio di innovazione, di opportunità, di idee, capace di offrire ai giovani solidi e convincenti motivi per rimanere, hic optime”;
- “Gli anni della globalizzazione ci hanno insegnato che solo il lavoro di qualità è una garanzia contro la povertà e contro l’insicurezza economica. Vogliamo perciò creare le condizioni affinché il tessuto del Paese sia forte e altamente produttivo e basi la sua capacità di “stare sui mercati” non sul lavoro precario e a basso costo, ma sulla qualità e l’innovazione dei prodotti”;
- “Ne abbiamo tutte le possibilità. La nostra forza, che ci viene universalmente riconosciuta, è un sistema industriale in grado di far incontrare la produzione di massa con la capacità di personalizzazione del prodotto e anche la flessibilità nei processi. Occorre rafforzare la determinazione e l’impegno affinché questa spiccata vocazione all’innovazione possa essere adeguatamente sfruttata”;
- “L’azione pubblica deve favorire questo processo, definendo le “regole del gioco” e una visione di politica industriale, rilanciando gli investimenti pubblici e creando le condizioni materiali che consentano agli attori privati di agire, investire, crescere. Per questo abbiamo voluto creare un Ministero dedicato all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione, che aiuti le imprese, oltreché la medesima Pubblica Amministrazione, a trasformare l’Italia in una vera e propria Smart Nation”;
- “Badate. Questo impegno non riguarda solo l’industria. L’innovazione deve essere il motore che imprime una nuova spinta a tutti i settori dell’economia e della società. La Pubblica Amministrazione dovrà essere alla testa di questo processo realizzando le infrastrutture materiali e immateriali necessarie”;
- “Dobbiamo lavorare perché i cittadini abbiano un’unica, riassuntiva identità digitale di qui a un anno. Dobbiamo dotare il Paese di una infrastruttura di comunicazione a banda larga nei prossimi anni. Dobbiamo rafforzare gli investimenti per il fondo di venture capital e sollecitare anche gli investimenti privati nel campo della innovazione tecnologica”;
- “La rivoluzione dell’innovazione non può realizzarsi, tuttavia, senza un’adeguata rete di infrastrutture tradizionali dei trasporti, delle reti dei servizi pubblici essenziali, senza un’attenta politica di difesa del territorio e dell’ambiente. È necessario per questo ravvivare la dinamica degli investimenti, sia proseguendo nell’azione di supporto alle pubbliche amministrazioni sia nella definizione delle priorità fondamentali su cui concentrare nuove risorse”;
- “[…] è essenziale migliorare le politiche e rafforzare gli strumenti e la governance economica dell’Unione europea per favorire la crescita, l’innovazione, la sostenibilità sociale e ambientale, la coesione interna e la competitività nel quadro delle sfide globali”.
Nove volte. Basti notare che la parola “tasse” compare soltanto due volte in tutto: bastasse una word cloud per nutrire speranze, la fiducia sarebbe doverosa. Il passato insegna però che le parole sono state spesso prone all’innovazione, così come raramente lo sono stati invece i fatti e gli investimenti.
Sognando una smart nation
Giuseppe Conte invoca identità digitale, investimenti nella banda larga, trasformazione digitale della PA, il tutto per arrivare ad una “smart nation” che nell’innovazione potrebbe basare le leve con cui ottimizzare i propri processi interni, garantire equità, lottare contro l’evasione, immaginare le nuove infrastrutture, progettare nuove reti. “Smart” come vocazione e non come placebo, insomma. “Smart” come visione e chimera, come orizzonte a cui tendere.
Tra poche ore si vota la fiducia. Ognuno potrà farsi un’idea fin da ora, in attesa che i ministri deputati inizino la propria attività nei rispettivi dicasteri.