Il prossimo modello di OpenAI, GPT-5, sarebbe in ritardo sulla tabella di marcia e starebbe costando all’azienda una fortuna. A rivelarlo è un report del Wall Street Journal, che cita fonti interne al progetto.
GPT-5: ritardi e costi fuori controllo per problemi tecnici e dati poco diversificati
Secondo quanto riportato, GPT-5 (nome in codice Orion) avrebbe dovuto vedaere la luce entro dicembre 2024. Ma una serie di problemi tecnici starebbe rallentando lo sviluppo. Gli sviluppatori di OpenAI avrebbero condotto almeno un paio di sessioni addestramento massiccio per migliorare le sue capacità, ma i risultati sono stati deludenti.
L’ostacolo più grande sarebbe la qualità dei dati utilizzati. I ricercatori si sarebbero accorti che i dati non erano così diversificati come pensavano, il che avrebbe limitato la capacità di apprendimento di Orion. Inoltre, una delle sessioni di addestramento, denominata “Arrakis”, si sarebbe rivelata estremamente lenta, facendo presagire tempi lunghissimi per le successive iterazioni.
Concorrenza agguerrita e abbandoni
Ma i ritardi di GPT-5 non sarebbero l’unico grattacapo per OpenAI. L’azienda ha dovuto fare i conti anche con una serie di defezioni di alto profilo, tra cui il co-fondatore e Chief Scientist Ilya Sutskever e il CTO Mira Murati. E mentre OpenAI arranca, la concorrenza non sta a guardare.
Amazon, ad esempio, ha annunciato un nuovo investimento da 4 miliardi di dollari in Anthropic, rivale di OpenAI e “papà” di Claude. In totale, il colosso dell’e-commerce avrebbe già pompato 8 miliardi di dollari nella società, secondo i dati di Crunchbase. E che dire di xAI, la startup di Elon Musk? Il miliardario ha fatto sapere che intende quintuplicare il numero di GPU a disposizione del suo Colossus, il supercomputer che un giorno dovrebbe ospitare almeno un milione di GPU.
Già qualche tempo fa si era parlato dei ritardi di GPT-5, ma allora Sam Altman aveva dato la colpa all’impegno profuso nello sviluppo di OpenAI o1, un modello che ragiona, specializzato per scopi scientifici e accademici. Una scusa che oggi, alla luce delle nuove rivelazioni, appare sempre meno credibile. Riuscirà l’azienda a rimettere in carreggiata il suo progetto di punta? Staremo a vedere.