Correva l’anno 2004 quando Andre Geim e Constantin Novoselov, scienziati russi trapiantati nel Regno Unito, annunciarono al mondo la scoperta del grafene , composto monomolecolare a base di carbonio dallo spessore di un singolo atomo. Da allora il materiale non ha cessato di entusiasmare i ricercatori e oggi, dopo sei anni, Geim e Novoselov vengono insigniti del Premio Nobel per la Fisica per i loro “esperimenti rivoluzionari” sul nuovo materiale “bidimensionale”.
Il cinquantunenne Geim dice di essere stato colto di sorpresa dall’assegnazione del Nobel, e sta provando a continuare il suo lavoro quotidiano come se nulla fosse. Di certo lo scienziato non nasconde le speranze (sue e della comunità scientifica nel complesso) che la tecnologia a base di grafene concretizzi tutte le “meravigliose” promesse sin qui alimentate dal nuovo materiale.
Il grafene è formato da “singoli strati di atomi di carbonio organizzati in una griglia a nido di api”, spiega Geim su NewScientist , è dotato di una resistenza e di una durezza superiori a quelle del diamante ma nel contempo può essere “allungato” per un quarto della sua lunghezza. Uno strato di grafene è dotato dell’area di superficie più estesa in proporzione al suo peso, è impermeabile a gas e liquidi, conduce calore ed elettricità con un’efficienza maggiore di quella del rame .
Usando una tecnologia a base di grafite i ricercatori del CERN (quelli del Large Hadron Collider ) potrebbero realizzare esperimenti sulle particelle elementari a velocità che ora possono soltanto sognare, dice ancora Geim, mentre microchip di nuova concezione non più basati sul silicio raggiungerebbero facilmente prestazioni quantificabili nell’ordine di svariate centinaia di Gigahertz (o anche qualche Terahertz).
I ricercatori sperano molto nel grafene, dice Geim, con gli ottimisti impegnati a fotografare il passaggio all’era del carbonio dopo quella del silicio e i pessimisti convinti che l’impatto del nuovo materiale sarà giusto un po’ meno drastico di quello che molti sostengono. Nel mentre le previsioni stabiliscono per il 2024 il passaggio di consegne definitivo tra silicio e grafene.
Alfonso Maruccia