Con l’obiettivo di studiare le dinamiche ancora oggi misteriose che portano alla formazione di un’onda anomala, i ricercatori della University of Oxford e quelli della University of Edinburgh hanno ricreato un’opera d’arte, senza volerlo. Stiamo parlando della Grande Onda di Hokusai (o meglio La grande onda di Kanagawa), xilografia in stile ukiyo-e del XIX secolo entrata nell’immaginario collettivo come una delle immagini che meglio identificano e rappresentano l’arte giapponese di ogni epoca.
La Grande Onda e l’onda anomala
L’obiettivo della ricerca condotta è quello di riprodurre la cosiddetta onda della Draupner, la prima onda anomala osservata e registrata con l’ausilio di strumentazione tecnica, nel 1995 nel Mare del Nord, al largo delle coste norvegesi. Un muro d’acqua dall’altezza di oltre 18 metri dal livello del mare, più di 25 metri se si considera la distanza tra la cima e la gola. Il risultato mostrato nel video seguente è stato ottenuto facendo incrociare due gruppi di onde provenienti da direzioni differenti con un’angolazione pari a circa 120 gradi. L’esperimento è stato condotto nel laboratorio FloWave Ocean Energy Research di Edimburgo.
Il progetto ha come finalità quello di meglio comprendere il fenomeno, definendo elementi utili per approfondirne lo studio, arrivando si spera un giorno all’elaborazione di modelli in grado di prevederlo. Consentirebbe di attuare protocolli d’emergenza nelle aree potenzialmente interessate da eventi di questo tipo. Ciò che distingue un maremoto da un’onda anomale è che quest’ultima anziché amplificarsi avvicinandosi alle coste può generarsi e svilupparsi in oceano aperto.
Chi desidera approfondire la conoscenza dell’opera più celebre di Hokusai può farlo osservandone da vicino ogni minimo dettaglio sulla piattaforma Google Arts & Culture. Ne sono state prodotte diverse copie, che si differenziano per particolari e dettagli: due sono conservate in Italia, più precisamente al Civico Museo d’Arte Orientale di Trieste e al Museo d’Arte Orientale di Torino.