L’intervento di ieri del Ministro dell’Interno ha aperto un nuovo scenario in tema Green Pass, sollevando di fatto i gestori delle attività (a partire dai ristoratori) dalla responsabilità di effettuare la verifica del documento d’identità all’ingresso dopo aver eseguito la scansione del Certificato Verde per controllarne la validità. Ci si dovrà così affidare esclusivamente alla buona fede dei clienti, poiché per il proprietario del locale o dell’esercizio sarà pressoché impossibile sapere se il codice QR mostrato appartenga o meno alla persona che ha di fronte. Luciana Lamorgese ha affermato che il ristoratore non deve chiedere il documento d’identità
, nessuno ha chiesto loro di chiedere il documento d’identità
e che assolutamente non è compito loro
. Al netto dei “controlli a campione” della polizia amministrativa e premesso che è attesa una circolare del Viminale per fare chiarezza sulla questione, è davvero così?
Green Pass e documento d’identità: come stanno le cose?
È sufficiente dare uno sguardo alla sezione del sito istituzionale della Certificazione Verde COVID-19 dedicata alle domande più frequenti per trovare passaggi che attribuiscono a “gestori o titolari” il compito di accertare anche la validità dei “dati identificativi”.
… gestori o titolari accertano la validità della certificazione e dei dati identificativi.
Lo stesso si legge con riferimento alle informazioni necessarie per il verificatore.
Le uniche informazioni personali visualizzabili dal verificatore saranno quelle necessarie ad accertare la validità della certificazione e dei dati identificativi.
Di nuovo, tra le informazioni per gli operatori nella pagina dedicata all’app VerificaC19.
Ai verificatori basta inquadrare il QR Code della certificazione verde Covid-19, che si può esibire in formato cartaceo o digitale, e accertarsi della validità e dei dati identificativi.
E ancora.
Le uniche informazioni personali visualizzabili dall’operatore saranno quelle necessarie per assicurarsi che l’identità della persona corrisponda con quella dell’intestatario della Certificazione.
C’è poi la scheda relativa al download dell’applicazione dagli store ufficiali, pubblicata dal Ministero della Salute, che lascia poco spazio a interpretazioni.
… il soggetto incaricato procede alla verifica a vista della corrispondenza dei dati anagrafici dell’intestatario mostrati dalla app VerificaC19 e quelli di un documento di identità mostrato dall’interessato.
A sgombrare il campo da qualsiasi eventuale dubbio rimasto è il testo del decreto legge (22 luglio 2021) in cui è stata confermata l’introduzione del Green Pass.
I titolari o i gestori dei servizi e delle attività autorizzati previa esibizione del Green pass sono tenuti a verificare che l’accesso a questi servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni.
Come può essere accertato il rispetto delle prescrizioni, senza la prova che il cliente sia il legittimo intestatario del Certificato Verde che sta mostrando?
Anche il Garante Privacy si è pronunciato in merito con la risposta a un quesito sull’identificazione degli intestatari del Green Pass.
… è consentito il trattamento dei dati personali consistente nella verifica, da parte dei soggetti di cui all’art. 13, c.2, dell’identità dell’intestatario della certificazione verde, mediante richiesta di esibizione di un documento di identità.
I riferimenti qui sopra riportati provengono da fonti ufficiali e istituzionali, per questo la dichiarazione del Ministro dell’Interno può essere interpretata in due soli modi: o come una clamorosa topica o come l’anticipazione di un importante cambiamento a quanto reso noto inizialmente. La circolare del Viminale promessa servirà per fare chiarezza. In ogni caso, andrà valutato l’impatto di un’eventuale modifica in corsa sull’efficacia del Green Pass, a pochi giorni dalla sua introduzione, senza dimenticare che la certificazione serve in primis agli avventori, garantendo loro la permanenza in un ambiente dove ogni disposizione è rispettata.
Vi è necessità di una precisazione e la precisazione arriverà, ma quel nessuno ha chiesto loro di chiedere il documento d’identità
stride anche e soprattutto considerate l’autorevolezza e la posizione di chi lo ha pronunciato.