Lo avevamo segnalato nei giorni scorsi e con il passare dei giorni il rischio è che il nodo arrivi presto al pettine. L’emendamento che ha modificato le possibili modalità di verifica del Green Pass in azienda, infatti, ha trovato approvazione in Senato e ora dovrà scontrarsi con quella che è una immediata e duplice contraddizione nei termini.
Emendamento Fedeli
Il testo, nello specifico, prevede che le aziende possano raccogliere il Green Pass dei propri dipendenti per procedere quindi con facilità ad un controllo degli stessi. Questa mossa, pur favorendo potenzialmente quelle aziende che vorrebbero procedere con questo tipo di controllo, manifesta due immediate contraddizioni.
Il divieto del Garante
Il Garante Privacy si è già ampiamente ed anticipatamente espresso su questo punto. Lo ha fatto fin dall’introduzione dell’obbligo del Green Pass sui posti di lavoro:
L’attività di verifica non dovrà comportare la raccolta di dati dell’interessato in qualunque forma, ad eccezione di quelli strettamente necessari, in ambito lavorativo, all’applicazione delle misure derivanti dal mancato possesso della certificazione. Il sistema utilizzato per la verifica del green pass non dovrà conservare il QR code delle certificazioni verdi sottoposte a verifica, né estrarre, consultare registrare o comunque trattare per altre finalità le informazioni rilevate.
Il QR Code, insomma, non va raccolto in nessun caso perché questo costituisce un’azione che va in direzione contraria rispetto alle prescrizioni del Garante – con cui un compromesso tra verifica e gestione dei dati era già stato trovato.
Le alternative
In ottemperanza alle indicazioni del Garante, sono state poste in essere azioni utili a favorire il controllo del Green Pass in azienda. Il primo è relativo al controllo coordinato con l’INPS, attraverso procedure automatizzate che molte aziende hanno già posto in essere. Una seconda soluzione è la novità sopraggiunta in queste ore sull’app VerificaC19, dove ora è possibile il rapido controllo automatico in serie (di grande utilità ai varchi di ingresso in aziende con molti dipendenti).
Queste due soluzioni tecniche sono state portate avanti proprio per aggirare quella detenzione dei Green Pass che il Garante ha vietato e che l’emendamento Fedeli vorrebbe invece affermare.
E ora?
Le possibilità sono due: o l’emendamento sarà depennato durante il proseguimento dei lavori, oppure questo nodo dovrà venire al pettine alla successiva disamina del Garante Privacy. Le aziende che auspicano l’approvazione del testo, insomma, per ora dovrebbero nutrire ben poca fiducia in questa soluzione: imporre a colpi di maggioranza una modalità di verifica che l’Authority ha già messo da tempo in fuorigioco non sembra poter essere una strada percorribile.
Aggiornamento
Come facilmente prevedibile, il Garante ha meritevolmente fissato il punto:
Il #GarantePrivacy ha segnalato a Parlamento e Governo alcune criticità, in merito alla possibilità che il lavoratore consegni copia della #CertificazioneVerde al datore di lavoro ➡️ https://t.co/pfNq40Qh2k 👇
— Garante Privacy (@GPDP_IT) November 12, 2021
Con una precisazione ulteriore: “L’assenza di verifiche durante il periodo di validità della Certificazione Verde non consentirebbe di rilevare eventuali positività dell’intestatario, eludendo le finalità di salute pubblica e ponendosi in contrasto col principio di esattezza del trattamento dati Garante Privacy“