Il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva la proroga dell’istituto del Green Pass per un altro anno ancora. Dodici mesi in più, non inizialmente preventivati, saranno utili a garantire uno strumento di interdialogo tra i diversi Paesi europei affinché si possa proseguire nella necessaria tutela rispetto alla possibile ascesa di una nuova ondata di Covid in tutto il continente. In epoca di pandemia, guerre e siccità, tornare a parlare di emergenza Covid sarebbe deleterio, ma soltanto una debita prevenzione potrà evitare il riaccendersi di un pericolo che già per due anni ha percorso il mondo in lungo e in largo.
Green Pass, si va avanti
Il Green Pass servirà a garantire la piena e tranquilla circolazione delle persone vaccinate o guarite, per le quali potranno vigere regole omogenee e sulle quali il rischio di ospedalizzazione dovrebbe gravare in modo meno importante. Non solo: l’arrivo di un nuovo vaccino calibrato sull’Omicron andrà a dar forza all’istituto del Green Pass, poiché andrà a migliorare l’efficacia della copertura e sarà più radicale la difesa contro le nuove varianti e la loro contagiosità.
Vasta la maggioranza che ha approvato in sede europea il nuovo rinvio. Spiega il Parlamento che sarà la Commissione a dover valutare l’eventuale abrogazione del Green Pass a tempo debito:
Entro la fine del 2022, la Commissione europea valuterà l’impatto dell’EUDCC sulla libera circolazione e sui diritti fondamentali e potrà proporne la revoca nel caso in cui la situazione della salute pubblica lo consenta, sulla base dei più recenti pareri scientifici del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Torna il Covid e torna il Green Pass, dunque. I due aspetti sono irrimediabilmente legati, ormai: soltanto quando il pericolo sanitario potrà dirsi scongiurato, allora lo strumento tecnico di controllo potrà essere messo definitivamente da parte. Per custodie porta-Green Pass e lettori di Green Pass, insomma, il mercato resta aperto: la parentesi non è chiusa fin quando io dati di morte e di ricovero non potranno davvero argomentare un reale “è solo un’influenza“.