Fin quando la pandemia restava sotto controllo, le tentazioni di guardare ai modelli con minor controllo generale offrivano argomenti alle piazze ed alle prime pagine della protesta contro il Green Pass. Con il ritorno autunnale dei contagi, però, si torna a fare i conti con la realtà ed il “modello Italia” inizia ad essere indicato a livello europeo come la direzione da perseguire. In realtà si va in pericoloso ordine sparso: sebbene il Green Pass nasca come ambizione europea, in realtà non ha trovato l’accordo desiderato e si procede a macchia di leopardo con risultati del tutto contrastanti tra nazione e nazione. I dati parlano però chiaro: dove ci si è vaccinati di più e si pone maggiore attenzione, la pressione ospedaliera è minore. Italia e Bulgaria diventano così i poli antitetici della situazione europea, con in mezzo mille sfumature con enormi differenze nella gestione di questa fase para-emergenziale.
La Germania si è trovata spiazzata dall’aumento dei contagi e deve fare i conti con una campagna vaccinale andata al rallentatore, con una politica frammentata dal post-Merkel e la difficoltà a comprendere quale via possa essere quella da seguire. Da più parti però l’indicazione è chiara: il “modello Italia” è quello del compromesso e il compromesso si incarna perfettamente nell’idea del Green Pass. Senza imporre un obbligo vaccinale che tutta Europa sta cercando di tenere soltanto come ipotesi di estrema ratio, ma con misure via via più stringenti a mano a mano che i dati tendono a sfuggire di mano.
Ne consegue che anche l’Italia stessa si trova a fare i conti con il proprio modello, cercando le applicazioni migliori che potrà avere in prospettiva. Ridurne la durata standard da 12 a 6 mesi, ad esempio, potrebbe incoraggiare il solerte ricorso alla dose “booster” del vaccino, mentre un prolungamento dell’applicazione del certificato potrebbe portare i resistenti ad accedere alla prima dose e ridurre ulteriormente la platea delle persone a rischio. Adattamenti necessari per rispondere ad esigenze contingenti ed all’emergere di nuovi dati e nuovi contesti: resilienza è adattamento e questo lo si è imparato con forza in questi 18 mesi di emergenza sanitaria.
Gli accorgimenti adottati nei controlli in azienda e le novità adottate su VerificaC19 sono modi per smussare l’attrito che il Green Pass determina sulla vita di tutti i giorni, cerca di facilitarne la metabolizzazione e tende la mano ad una società civile che nei prossimi mesi sfrutterà questi strumenti come leve di resistenza in attesa della bella stagione. Evitare le zone gialle è il primo obiettivo, salvare il Natale è il secondo: questi sono gli strumenti a disposizione e il “modello Italia” sembra al momento funzionare meglio di altri.