Non è un emendamento vero e proprio, ma avrà il medesimo effetto. Il Garante Privacy aveva infatti già precedentemente ammonito la Camera circa la necessità di evitare la raccolta dei Green Pass da parte dei datori di lavoro, ma il contraddittorio emendamento Fedeli era prima passato in Senato per poi restare impacchettato nel voto di fiducia alla Camera. Quel comma già messo all’indice dall’Authority era quindi arrivato fino all’approvazione finale, ma ora il Garante torna sul tema e, in audizione alla Commissione Affari Istituzionali, fissa il punto:
Facoltà di consegna di copia della #CertificazioneVerde al datore di lavoro: nel corso di un'audizione, il Presidente #GarantePrivacy Pasquale Stanzione ha suggerito alla Commissione Affari costituzionali del Senato di valutare l’opportunità di abrogazione della norma
— Garante Privacy (@GPDP_IT) December 7, 2021
Dietro la parola “suggerito” c’è molto di più. Non si tratta infatti di un intervento correttivo postumo, ma di un ammonimento circa una mancanza che il legislatore ha tenuto nel non eliminare una pratica che il Garante stesso aveva già ampiamente messo all’indice. Il Presidente dell’Autorità Garante per i dati personali, Pasquale Stanzione, non ha potuto quindi far altro che ribadire con forza la posizione del Garante in quello che è una sorta di malcelato ultimo avvertimento.
La pratica stessa della raccolta dei Green Pass non è comodissima, dunque l’emendamento Fedeli ha più che altro creato caos su una questione che era ormai stata archiviata dalle metodologie alternative di verifica. Ora però il problema va sanato anche dal punto di vista legale, evitando che eventuali raccolte massive possano costituire problemi ulteriori. Il Garante suggerisce, la Commissione ha registrato e ora occorrerà vedere come l’iter arriverà o meno ad una correzione in fase di approvazione finale.