Limitare il rilascio del Green Pass solamente a coloro che si sottopongono al vaccino o per i quali viene certificata la guarigione da COVID-19, eliminando di fatto la possibilità di ottenere la certificazione effettuando un tampone, poiché quest’ultimo strumento non garantisce la protezione dal contagio, ma si limita a fotografare la situazione in un determinato momento. È l’ipotesi avanzata da Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, di certo destinata a far discutere.
La proposta di Garattini: niente Green Pass con il tampone
L’obiettivo? Spingere ancora più italiani ad aderire alla campagna di somministrazione, aumentando ulteriormente il numero di quelli immunizzati, come spiega il farmacologo ad Adnkronos Salute. Ad oggi, secondo il report ufficiale, l’86,45% della popolazione over 12 ha ricevuto almeno una dose e l’83,30% ha completato il ciclo.
Garattini ammette che limitare la libertà di movimento a coloro che non ricevono il vaccino è cosa impraticabile: niente lockdown mirati, dunque. È necessario proseguire con la campagna di comunicazione in atto, arrivando a convincere anche coloro ancora indecisi o timorosi.
Nel frattempo, le statistiche ufficiali dicono che nella giornata di ieri (giovedì 4 novembre) sono stati 901.461 i nuovi Green Pass emessi dalla Piattaforma Nazionale, gran parte dei quali di nuovo in seguito all’esito negativo di un tampone, più precisamente 700.946. Numeri che si ripetono con costante regolarità fin da quando il mese scorso è stato introdotto l’obbligo di esibire il documento per recarsi in tutti i luoghi di lavoro, un’imposizione che con tutta probabilità ci accompagnerà anche per parte del 2022, in conseguenza a una proroga del termine dello stato di emergenza che negli ambienti della politica viene ormai data quasi per scontata.