Da tre anni a questa parte non esiste più soltanto una classifica dei supercomputer più potenti al mondo, l’ormai famosa TOP500 , ma anche quella dei supercomputer che forniscono il miglior rapporto tra performance e consumi. La Green500 , questo il nome della lista, è stata aggiornata negli scorsi giorni con la pubblicazione della quinta edizione semestrale.
A guidare la giovane classifica dei supercomputer più efficienti al mondo è ancora lei, IBM. Quando si parla di efficienza energetica il gigante di Armonk non si limita a vincere, come accade nella TOP500 , ma domina incontrastata: tra i primi 20 sistemi in classifica ben 18 si basano su soluzioni di IBM, e in particolare su cluster di BladeCenter o sulla piattaforma Blue Gene/P.
Va sottolineato come generalmente non ci sia alcuna attinenza tra potenza di calcolo ed efficienza energetica: il primo supercomputer in classifica, capace di eseguire 536 megaFLOPS per ogni watt di energia consumata, nella TOP500 occupa una posizione di coda (422esimo posto). Il quarto sistema elencato nella Green500 è invece l’attuale “campione del mondo”, Roadrunner , capace di erogare oltre 1 petaFLOPS.
Gli autori della Green500 evidenziano come, rispetto alla scorsa edizione, l’efficienza media sia aumentata del 10 per cento – da 98 MFLOPS/Watt a 108 MFLOPS/Watt – a fronte di un incremento del 15 per cento della potenza di calcolo complessiva. “Se è vero che i supercomputer elencati nella Green500 consumano collettivamente più energia, questa energia viene utilizzata in modo più efficiente rispetto al passato”, si legge sul sito della classifica.
“I moderni supercomputer non possono più focalizzarsi unicamente sulle pure performance”, ha affermato David Turek, dirigente di IBM per il deep computing. “Per essere competitivi questi sistemi devono anche essere efficienti dal punto di vista energetico. IBM ha una lunga storia di innovazione con cui è stata capace di incrementare l’efficienza energetica dei suoi sistemi a tutti i livelli di progettazione, questo con l’obiettivo di ridurre sia i costi dei data center che l’uso di energia”.
A meritare una menzione, secondo l’organizzazione, è anche il supercomputer GRAPE-DR classificatosi al quinto posto: questo sistema, assemblato dall’Università di Tokyo e installato presso il National Astronomical Observatory giapponese, ha la peculiarità di utilizzare oltre 2 milioni di unità di elaborazione. A dimostrazione, dicono gli esperti, che la strategia del divide et impera funziona particolarmente bene quando si tratta di massimizzare il rapporto tra potenza ed assorbimento energetico. “Che l’approccio di aggregare un grande numero di processori a bassa potenza diverrà un trend da tenere d’occhio?”, si chiedono i redattori della Green500.
Il dato precedente sembra per altro sposarsi con l’incremento dei sistemi che utilizzano processori comunemente reperibili sul mercato, in specie quelli con architettura x86 a quattro e sei core.
Alessandro Del Rosso