Pubblicata la nuova classifica di Greenpeace Guide to Greener Electronics sulle aziende tecnologiche più ambientaliste. Sono presenti diversi cambiamenti rispetto alle precedenti elezioni: prima di tutto sui criteri utilizzati e poi, conseguentemente, sulla composizione della classifica stessa.
L’analisi è svolta su tre macroaree – energia, prodotti più “verdi” e sostenibilità ambientale dei prodotti – a loro volta frammentate in singoli criteri più specifici: come l’impegno a favore dell’energia pulita, l’efficientamento energetico dei prodotti, la scelta di evitare sostanze pericolose e l’utilizzo di materiali riciclati. Non più, dunque, solamente il parametro dell’ e-waste per la classifica verde che, peraltro, aveva fatto registrare un sensibile cambiamento di comportamento dei colossi della tecnologia. L’esempio più evidente è Apple: messi all’angolo da un’immagine pubblica di nemici dell’ambiente, potenzialmente nociva per i loro guadagni, avevano di fatto cambiato la loro produzione seguendo i consigli di Greenpeace ed eliminando alcuni materiali tossici, fino ad arrivare alla lode pubblica da parte della stessa associazione ambientalista.
Adesso, però, quest’ultima non valuta più solamente l’utilizzo di materiali tossici e gli sforzi fatti dalle aziende per incentivare il riciclo dei loro prodotti ma considera anche l’impatto ambientale (chiedendo, dunque, alle aziende di rendere conto delle emissioni inquinanti e del tipo di energia – verde o tradizionale – utilizzata per la produzione non solo dalle proprie fabbriche ma anche dalle fabbriche dei fornitori di componenti o di materie prime che facciano parte della catena produttiva), e l’atteggiamento verso la promozione di una legislazione di efficientamento energetico.
Questo cambiamento dei parametri di valutazione ha inevitabilmente avuto delle ripercussioni anche sulla classifica stessa: Nokia, che da settembre 2008 deteneva il primato è stata declassata al terzo posto, superata da HP e Dell. Le motivazioni riguardano proprio un basso punteggio nell’efficientamento energetico della produzione e nell’adozione di energia rinnovabile. Stesso discorso vale per la Mela, che si piazza immediatamente fuori dal podio soprattutto a causa della sua politica energetica .
Hewlett-Packard, invece, ha conquistato il primo posto grazie alla riduzione nelle emissioni, sia delle proprie fabbriche sia di quelle dei fornitori, e grazie a una policy sulla carta che esclude l’acquisto da aziende connesse con deforestazioni e abbattimenti illegali di alberi.
Fanalino di coda dei più verdi dell’industria tecnologica si trova, con una votazione di 1,6 su 10, RIM. Scorrendo il dossier relativo all’azienda canadese, sembra che la sua politica di attenzione all’ambiente faccia acqua su tutti i fronti.
Elsa Pili