I datacenter che fungono da colonne portanti per l’infrastruttura tangibile della Rete inquinano. A puntare il dito contro le aziende che se ne servono è Greenpeace, che in uno studio portato avanti dal 2005 in poi e che verrà presentato questa settimana ha evidenziato come queste server farm vengano alimentate con energia elettrica prodotta attraverso la combustione del carbone .
Il dito è puntato contro quasi tutti i grandi di nomi dell’IT , da Apple a Facebook passando per Google e Microsoft. Se considerate come un’unica entità, queste aziende si sarebbero piazzate al quinto posto fra i paesi che hanno consumato più energia nel 2007, dopo Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone.
Nessuna di queste aziende ha tuttavia confermato le accuse mosse da Greenpeace, limitandosi a rassicurare gli ambientalisti, che negli ultimi tempi hanno dato vita a vere e proprie manifestazioni di protesta davanti alle sedi di alcuni grandi produttori come Dell, i cui uffici in Europa e in India sono presidiati da militanti dell’organizzazione.
Con questa azione, spiegano alcuni esponenti di Greenpeace, si vuole fare pressione sull’azienda, attualmente terzo produttore mondiale di PC, per farle svelare il proprio piano per eliminare dalla produzione alcune sostanze altamente inquinanti come il PVC e gli agenti ignifughi a base di bromo, e spingerla a rendersi allo stesso tempo promotrice di una campagna di sensibilizzazione, attualmente sottoscritta da almeno 18 aziende del settore, che convinca anche altri soggetti a seguire la direttiva europea che regola l’utilizzo di detto sostanze nell’industria elettronica.
“Ci basterebbe una prova – ha spiegato Iza Kruszewska, portavoce di Greepeace International – non devono rendere per forza pubbliche le loro intenzioni e nel caso si riesca a ottenere una legislazione che elimini definitivamente il PVC dalle apparecchiature elettroniche il mercato non potrebbe che giovarne”.
Giorgio Pontico