Strano mondo quello dei brevetti, popolato da chi come IBM prova a brevettare la caccia ai brevetti e da personaggi come Gregory Bender: vorrebbe che l’industria elettronica nel suo complesso rispettasse un suo vecchio prodotto d’ingegno che sarebbe pure in procinto di finire nel pubblico dominio , chiamando alla sbarra 28 società con 22 diverse cause legali.
Il “brevetto dei brevetti” a cui Bender si riferisce è il numero 5.103.188 , che specificatamente tratta di un “Buffered transconductance amplifier” vale a dire “un circuito elettrico per amplificare segnali a banda larga complessi, preferibilmente audio e di servo/robotica”. Assegnato all’inventore nel lontano 1992, a suo dire il brevetto coprirebbe una quantità imbarazzante di prodotti attualmente in commercio inclusi computer, telefoni cellulari, hard disk, lettori DVD, set HDTV, macchine per la risonanza magnetica e altro ancora.
Forse di questa presunta basilarità dell’invenzione, a marzo Bender ha dato mandato ai propri legali di trascinare in tribunale 9 grossi nomi dell’industria, proseguendo nelle settimane successive sino ai giorni scorsi quando ha inserito nel suo portfolio di vittime potenziali altre 9 società. Il californiano non scherza, vuole denaro e risarcimenti da organizzazioni del calibro di IBM, Agilent, Cirrus Logic, Siemens, Nokia, Sony, Motorola, ST Microelectronics, Broadcomm, AMD, Freescale, AT&T, Sony-Ericsson, Panasonic, Samsung, Toshiba, Hitachi, Seagate, Western Digital e altre ancora.
“Mr. Bender – recita la press release rilasciata dai suoi legali – crede che l’architettura per circuiti integrate nel suo brevetto abbia fornito una tecnologia che ha reso possibile la crescita e lo sviluppo delle industrie di elettronica analogica e che l’invenzione rivelata nel brevetto sia stata usata in maniera estesa in tali industrie”.
Il dubbio però rimane sul perché l’inventore abbia deciso di farsi avanti solo adesso , a quasi 20 anni dalla registrazione del brevetto e a pochi mesi dalla scadenza del suddetto. Del Bender privato nulla si sa tranne che è per l’appunto “un privato cittadino”, recita sempre la press release, che “non vuole pubblicità” ma non si fa scrupolo a minacciare intere industrie, e con esse i fruitori dei dispositivi pertinenti in tutto il globo terracqueo, di rivendicare diritti terzi dagli effetti pratici (leggi aumenti di prezzo) ancora tutti da quantificare.
Alfonso Maruccia