Un’agguerrita lettera aperta , indirizzata all’attenzione di Google e degli alti rappresentanti dell’industria statunitense del disco. A firmarla è stato Paul Geller, attuale vicepresidente di Grooveshark, il servizio di streaming musicale gratuito che promette ai suoi utenti di ascoltare liberamente “qualsiasi canzone del mondo”.
Un motto aziendale che non era affatto piaciuto alle grandi sorelle della musica, subito in contatto con Apple e Google per chiedere la rimozione dell’applicazione relativa al servizio dai vasti meandri dei rispettivi app store . Il colosso di Mountain View aveva così seguito a ruota quello di Cupertino, annunciando l’eliminazione dell’ app a partire da una presunta violazione delle condizioni d’uso dell’Android Market .
Nella sua missiva, Geller è appunto partito da un cruciale interrogativo : quali sarebbero, nello specifico, i termini violati dall’applicazione del servizio musicale Grooveshark? O, riformulando la domanda, come si farebbe a parlare di violazione del copyright quando lo stesso Grooveshark ha sempre rispettato i principi stabiliti dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA) ?
Geller ha infatti sottolineato come nessuna caratteristica del servizio possa essere ricondotta ad attività di violazione massiva del diritto d’autore. Gli alti responsabili di Grooveshark avrebbero ad oggi rimosso 1,76 milioni di brani , in base ad un meccanismo molto simile a quello offerto da YouTube ai legittimi detentori dei diritti. Più di 20mila utenti sarebbero inoltre stati banditi dalla piattaforma , rei di aver caricato brani in maniera illecita.
“Difenderemo il nostro nome e i nostri ideali per il bene dei nostri utenti, che sono alla ricerca di moderni sistemi di distribuzione oltre che di un accesso totale attraverso i vari dispositivi – si può leggere nella lettera aperta inviata da Geller – Per il bene degli artisti e dei fornitori di contenuti, che temono un’altra decade di declino. Per tutti quegli innovatori che continuano a portare nuove idee sul mercato attraverso l’espressione della creatività in forme tecnologiche”.
Grooveshark sarebbe dunque innocente , al riparo tra le calme acque del porto sicuro garantito dallo stesso DMCA. Unico neo, il mancato raggiungimento di un accordo di licensing con tutte le grandi major della musica. Il servizio musicale avrebbe però stipulato contratti con oltre mille etichette in tutto il mondo. Ad Apple e Google è stato dunque chiesto di ripristinare l’app immediatamente .
Mauro Vecchio