Milano – Il quartier generale è in una zona alla moda del capoluogo lombardo (la ex-Ansaldo in riva ai Navigli), l’auspicio è internazionale: il nuovo programma GrowITup di Microsoft, messo in piedi assieme a Fondazione Cariplo e molti altri partner, punta a sostenere per tre anni i giovani imprenditori che decidano di lanciarsi nella creazione di una startup hi-tech. L’Italia è il palcoscenico scelto per questo che è quasi un esperimento : lo aveva anticipato lo scorso novembre il CEO Satya Nadella in visita a Roma, ora il progetto arriva a compimento con il lancio ufficiale a cui ha presenziato il nuovo responsabile corporate di Microsoft Ventures Nagraj Kashyap.
Microsoft ha già in piedi da anni programmi di questo tipo, alcuni anche piuttosto conosciuti e che ricadono sotto l’ombrello di DreamSpark e BizSpark . Lo scorso anno sono state migliaia le piccole aziende nascenti che hanno beneficiato di software e servizi messi a disposizione gratuitamente da Redmond, ma in questo caso l’approccio è un po’ diverso: non ci sarà una semplice distribuzione di software, bensì verrà gettato un ponte tra imprese affermate ed emergenti per cercare di far crescere queste ultime e fornire tecnologia utile alle prime . Particolarità del progetto: non ci saranno equity per le startup incubate, né fee per le entità che entreranno in contatto con l’iniziativa.
Sette i filoni che seguirà GrowITup, scelti per privilegiare le inclinazioni della cultura italiana: Food, Fashion & Design, Manufacturing, Energia, Servizi finanziari, Turismo & Entertainment, Health & Well being . Saranno selezionate una serie di startup che abbiano in mente idee relative a questi settori, e i criteri di valutazione e ammissione al programma saranno legati alla corrispondenza di queste idee con gli effettivi sviluppi in essere e previsti per il settore di riferimento. In altre parole, lo scopo è quello di creare prodotti con concrete possibilità di successo, e impiego diretto anche dagli stessi partner del programma: una spinta alla loro conversione digitale, o alla sua accelerazione se già in corso.
La guida del progetto è decisamente nelle mani di Microsoft: sono stati individuati due nomi che condurranno le startup di GrowITup verso la crescita, quelli di Anders Nillson e di Enrico Noseda, entrambi già nell’organico Microsoft e che ora si dedicheranno esclusivamente a questo programma che si avvarrà di un team dedicato. Questo dovrebbe senz’altro incidere sulla direzione del progetto, permettendo a Big M di influenzarne in modo diretto la riuscita .
L’Italia è stata scelta per avviare questo percorso in quanto patria, ovviamente, del Made in Italy : le peculiarità del Belpaese per quanto riguarda idee e micro-imprenditoria (valori sottolineati sul palco da Elizabeth Robinson di Quadrivio, che ha annunciato un fondo VC per l’Italia da 120 milioni) saranno affiancate da strumenti che di solito si trovano negli acceleratori d’Oltreoceano, come consulenti per il marketing, le vendite, la tecnologia, le risorse umane, e ancora corsi di avviamento dell’impresa in business school, incontri con capitalisti di ventura e un network di comunicazione aperto tra le aziende incubate e i partner del progetto. L’ambizione dichiarata di Carlo Purassanta, AD di Microsoft Italia, è addirittura creare un ecosistema talmente attraente da riuscire a richiamare cervelli in fuga all’estero .
Tra i partner figurano aziende di molti settori: ci sono Barilla, New Holland e Technogym che esportano in tutto il mondo, ci sono Alpitour e Generali che si muovono in comparti molto diversi, ci sono partner della finanza come Intesa San Paolo, Quadrivio e Invitalia Ventures . A bordo di GrowITUP ci sono anche le università LUISS di Roma e Politecnico di Milano, i partner tecnologici Accenture, Avanade ed Hewlett Packard Enterprise , e infine non manca Assolombarda vista anche la collocazione della sede di questo progetto. Altri partner, è stato detto sul palco, si aggiungeranno nei prossimi mesi.
La scelta di Milano è anche votata a richiamare capitali dall’estero : la sua collocazione a Milano dovrebbe servire anche a rendere più semplice ai venture capitalist di oltre le Alpi di avvicinarsi al mercato nostrano che per molti di loro resta ancora una incognita. Le ambizioni, anche in questo caso, sono significative: entro il 2020 il volume d’affari di questo acceleratore dovrebbe raggiungere 1 miliardo di dollari, un traguardo che oggi con 100 milioni l’anno investiti in Italia pare quasi un sogno.
Luca Annunziata