C’è un po’ di disordine, a quanto pare, nell’ambito delle frequenze utilizzate in Italia per la telefonia mobile. E l’ Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso di fare pulizia, pensando ad una ridistribuzione delle frequenze che comprenda tutte quelle che, per abbandono o inutilizzo, sono rimaste libere.
Per questo motivo l’Authority ha deciso di aprire una consultazione pubblica, della durata di due mesi: l’oggetto è appunto il refarming , ossia la ridistribuzione delle frequenze, incluse quelle rese libere dal Ministero della Difesa, quelle che si sono liberate in seguito alla disattivazione della rete TACS e quelle mai utilizzate da IPSE, il cosiddetto “quinto operatore mobile italiano” che, pur essendosele aggiudicate , non ha mai iniziato la propria attività. Da tempo , infatti, l’Autorità C dichiara di voler lavorare alla questione delle frequenze, per non lasciare inutilizzate risorse che potrebbero essere impiegate dagli operatori. Tra le motivazioni che spingono l’Autorità in questa direzione, anche l’evoluzione della telefonia mobile, che porta all’introduzione di offerte convergenti.
Sarà necessario valutare se assegnare tali frequenze agli operatori oggi attivi (e quindi decidere i criteri da seguire nella ridistribuzione) o pensare di attribuirle, con un’apposita gara, ad una quinta compagnia telefonica. Ma si potrebbe anche configurare la ridistribuzione pensando all’introduzione della figura dell’MVNO, ossia del vero e proprio Operatore Mobile Virtuale, ossia di una compagnia priva di una propria rete, ma abilitata a trasmettere attraverso la rete di un operatore attivo.
In un recente convegno organizzato dall’ Anuit , infatti, Autorità TLC e Antitrust si sono dichiarati pronti ad intervenire, ricordando che entro il 10 agosto proprio l’Antitrust si dovrà pronunciare sull’ annosa istruttoria relativa alla presunta “posizione dominante collettiva” che coinvolge TIM , Vodafone e Wind (che però non dovrebbe più colpire Vodafone, graziata in virtù delle recenti intese con BT , Carrefour e Poste Italiane ).
Secondo Antonio Pilati, commissario Antitrust ed ex commissario dell’Autorità TLC, “il mercato della telefonia mobile è solido e destinato ad ampliarsi e i nuovi entranti, tramite l’operatore virtuale, si concentreranno sui servizi di base, mentre gli operatori tradizionali dovranno puntare soprattutto sullo sviluppo di nuovi servizi a valore aggiunto”. Positiva anche l’opinione del commissario Agcom Stefano Mannoni che, esprimendo un’opinione personale, ha definito la figura dell’operatore mobile virtuale “lo strumento necessario per assicurare a tutti quell’integrazione fisso-mobile che è il futuro della telefonia, e che altrimenti porterebbe gli operatori di telefonia fissa ad avere un ruolo marginale nel settore o ancora peggio a diventare una “specie in estinzione”. Insomma o con le buone o con le cattive gli operatori mobili dovranno aprire le loro reti ad altri attori del settore”.
Dario Bonacina