Guatemala, in carcere per un cinguettio

Guatemala, in carcere per un cinguettio

Avrebbe turbato gli equilibri di mercato di un paese impegnato a contenere uno scandalo finanziario. Mentre le proteste infiammano dentro e fuori dalla rete
Avrebbe turbato gli equilibri di mercato di un paese impegnato a contenere uno scandalo finanziario. Mentre le proteste infiammano dentro e fuori dalla rete

Tre omicidi, un intrigo in cui sarebbero coinvolte le più alte cariche dello stato e una banca a capitale misto, i media tradizionali che polarizzano l’attenzione dei cittadini su questioni di ordine diverso, mentre i netizen si mobilitano per disseminare brandelli di verità. Mettendo a rischio la propria libertà. Accade in Guatemala.

All’assassinio di Khalid Musa e della figlia, è seguita la morte di Rodrigo Rosenberg, loro avvocato. Musa era stato incaricato di dirigere il Banrural, una banca a partecipazione statale sospettata di essere teatro di trame illecite. Rosenberg aveva previsto la propria morte e aveva preprarato un video, da diffondere nel caso in cui fosse stato ucciso. Nel video spiega tutti i retroscena dell’intrico di riciclaggio e di dirottamento di fondi pubblici, spiega che il presidente guatemalteco Alvaro Colom sarebbe direttamente coinvolto negli affari della banca e che avrebbe incaricato dei sicari degli omicidi. Pubblicata sul quotidiano locale El Periodico , la clip è rimbalzata online e offline , ha spinto i cittadini a riversarsi in strada per esprimere dissenso nei confronti delle autorità.

I media mainstream, assicurano i cittadini della rete locali, non hanno offerto copertura alla notizia. Ad abbattere il silenzio, per mobilitare i concittadini e per mostrare al resto del mondo quello di cui il Guatemala non viene informato dai media locali, hanno pensato i netizen: chiedono la destituzione del presidente, disseminano foto della proteste, ne organizzano di nuove. Nella piccionaia i cinguettii si sovrappongono ai cinguettii, e le autorità prendono la mira.

Le forze dell’ordine di Città del Guatemala si sono presentate presso l’abitazione di Jean Anleu, rintracciabile su Twitter come jeanfer . Gli hanno sequestrato il computer, hanno scandagliato i dispositivi di archiviazione, lo hanno condotto in arresto. Le motivazioni? Anleu commentava a mezzo Twitter i fatti che stanno scuotendo la rete guatemalteca, non risparmiava affondi nei confronti delle autorità, invitava i concittadini a trasferire il proprio conto dal Banrural presso un’altra banca. Depositare i propri risparmi presso il Banrural equivarrebbe ad alimentare i traffici loschi descritti nelle rivelazioni postume di Rosenberg. Jeanfer, secondo il quadro normativo che vige in Guatemala, avrebbe seminato panico .

Si tratterebbe di un procurato allarme a sfondo finanziario, regolamentato da una legge approvata nel novembre dello scorso anno: per evitare che delle indiscrezioni attentino alla stabilità del quadro finanziario, viene punito colui che abbia diffuso notizie che si traducano in effettivi dissesti. Ma, si osserva sul blog di Open Network Initiative , il cinguettio di Anleu non avrebbe innescato alcun meccanismo che possa mettere a rischio Banrural, banca che serve soprattutto cittadini sparpagliati nelle aree meno connesse del paese. Le legge sarebbe stata imbracciata dalle autorità per imporre il silenzio .

Qualora l’obiettivo fosse stato quello di confinare i cittadini della rete guatemaltechi nell’autocensura, pare che non sia stato raggiunto. Ferve la mobilitazione, il dissenso è sempre più esplicito : alle petizioni con cui si invoca la liberazione di Jeanfer si aggiungono le copie cinguettate del post che ha innescato il suo arresto.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
18 mag 2009
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