Guerra Russia-Ucraina: l'utilità di Bitcoin dalla voce di chi è sul campo

Guerra Russia-Ucraina: l'utilità di Bitcoin dalla voce di chi è sul campo

Tutti parlano dell'utilità di Bitcoin in questa guerra tra Russia e Ucraina, ma sentirlo dalla viva voce di chi è sul campo è più convincente.
Guerra Russia-Ucraina: l'utilità di Bitcoin dalla voce di chi è sul campo
Tutti parlano dell'utilità di Bitcoin in questa guerra tra Russia e Ucraina, ma sentirlo dalla viva voce di chi è sul campo è più convincente.

Bitcoin, dall’inizio della guerra, si è rivelato fondamentale per gli ucraini che, dall’oggi al domani, si sono visti catapultati in un conflitto. La liquidità e la praticità nell’utilizzo e nelle transazioni, rendono le criptovalute un sostegno fondamentale per il popolo ucraino. Non solo, ma anche il Governo che deve, attraverso l’esercito militare difendere il Paese, ha trovato beneficio.

Tant’è che fino a settimana scorsa l’Ucraina ha ricevuto quasi 100 milioni di dollari di donazioni in Bitcoin. Ne abbiamo parlato in un articolo proprio alcuni giorni fa attraverso il quale ci siamo concentrati su come il Paese utilizza le criptovalute ricevute in dono.

Ora invece vedremo perché Bitcoin è davvero utile e lo ascolteremo dalla voce di chi è sul campo. In particolare, ci serviremo delle dichiarazioni che uno sviluppatore BTC di nome Gleb, originario di Kharkiv, in Ucraina, ha rilasciato alla stampa.

Quanto è utile Bitcoin in Ucraina

Fino al giorno dell’invasione, si poteva dire che l’Ucraina fosse un Paese in forte crescita soprattutto dal punto di vista crittografico. Negli ultimi anni le criptovalute hanno iniziato pian piano a ricoprire un ruolo sempre più importante nell’agenda politica. Purtroppo però la guerra sembra aver messo in pausa tutto. Diciamo “sembra” perché attualmente l’adozione di Bitcoin e di altre crypto è esplosa dal giorno dell’invasione russa.

A rivelare l’utilità di Bitcoin in Ucraina è, per l’appunto, Gleb che ha beneficiato delle sue proprietà perché impegnato in missioni umanitarie. Tra le caratteristiche principali, la regina delle criptovalute sta facilitando prima di tutto gli scambi commerciali a livello locale. Questi, in gran parte a sostegno di una difesa dall’attacco russo, sono possibili grazie alla ricezione di donazioni a livello internazionale, possibili proprio perché inviate tramite asset digitali.

Ecco cosa ha dichiarato Gleb proprio in merito a questo e a come oggi molte cose siano possibili solo grazie alle criptovalute:

Prima di tutto, Bitcoin è un ottimo strumento per raccogliere fondi. Non riesco proprio a immaginare di farlo tramite fiat. In secondo luogo, è molto liquido qui, quindi un ottimo strumento per ottenere USD o EUR o UAH anche per le missioni locali. Per alcune missioni, pago direttamente in bitcoin. Ad esempio, abbiamo acquistato due furgoni usati in Polonia con bitcoin. Le auto vengono quindi utilizzate dai miei fidati autisti per consegnare materiale nella zona di guerra ed evacuare le persone.

La regina delle criptovalute in missione sul campo

Quindi possiamo proprio dire che per Bitcoin si tratta di una missione sul campo. Gleb, infatti, ha anche parlato di coordinamento e di collaborazione attiva realizzabile grazie alla regina delle criptovalute:

Collaboriamo strettamente con altri due gruppi: un gruppo di startup altamente creative che ottimizzano la logistica oltre confine e un gruppo di amici intimi di Bitcoin focalizzati sull’approvvigionamento di materiale dall’estero.

E per colmare il fatto che alcuni fornitori preferiscono fiat, si stanno affidando a un bot di Telegram che prima era utilizzato per vendere bitcoin su carta di debito fiat una volta al mese. Gleb ha così spiegato:

Ora, la loro squadra mi fornisce il loro agente sul posto. Gestisce tutte le trattative in modo P2P. Avevo bisogno di 2.000 dollari in contanti per comprare un’auto. Sono andato a casa dell’agente e un altro ragazzo è venuto con contanti in dollari. L’accordo è avvenuto proprio lì.

Ovviamente il mezzo di trasporto acquistato è stato utilizzato per inviare forniture mediche, cibo, prodotti per bambini e altro nelle zone di guerra. La speranza è che la situazione possa tornare alla normalità. Intanto Gleb e i suoi collaboratori sono pronti a continuare la missione, ma solo se riusciranno a “raccogliere fondi per più bitcoin“.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
14 mar 2022
Link copiato negli appunti