Como – È possibile essere inconsapevoli titolari di decine di utenze telefoniche? No, a meno di non essere molto, ma molto, sbadati. O di non essere, inconsapevolmente, coinvolti in una pratica commerciale che ha superato i limiti del lecito. Come la 90enne di Cantù che ha scoperto di essere intestataria di 90 SIM, lei che credeva di averne registrata una soltanto.
Tutto è cominciato – spiega ViviComo – con un’inchiesta che è stata aperta presso la procura di Rovigo, nell’ambito di un’indagine che si è estesa fino alla provincia di Como, coinvolgendo il titolare di un punto vendita TIM di Alzate Brianza. Le forze dell’ordine hanno preso contatto con la signora, segnalandole di aver rinvenuto una SIM che risultava intestata a suo nome. La donna ha però risposto agli inquirenti di avere un altro numero telefonico, appartenente ad un altro gestore di telefonia mobile, e da alcuni controlli è emerso che le SIM a suo nome erano 90.
Accertata la buona fede dell’ignara signora, resta ora da chiarire in che modo il suo nominativo sia stato utilizzato per l’attivazione delle SIM ed è per questo motivo che è finito sotto inchiesta il titolare del punto vendita TIM. Gli inquirenti ipotizzano si tratti dell’ennesimo caso di intestazione abusiva di utenze, una pratica purtroppo entrata in voga alcuni anni fa: rivenditori con pochi scrupoli intestavano SIM a nominativi solitamente conosciuti allo scopo di raggiungere un determinato numero di nuovi clienti acquisiti per riscuotere bonus o premi dall’operatore. Un po’come fanno gli autosaloni che, legalmente, si autointestano automobili che verranno poi rivendute a “km zero” per raggiungere gli obiettivi di vendita fissati dalla casa produttrice.
Pare che il commerciante di telefonia mobile non fosse nuovo a questa pratica e che, a proprio nome, avesse attivato quasi 700 SIM nel 2001 e più di 3mila nel 2002.
Dario Bonacina