Tokyo (Giappone) – I commentatori ci vanno giù duro sostenendo che la sicurezza informatica dei server delle istituzioni e della pubblica amministrazione non è stato mai al centro dell’agenda politica. E a dimostrare la loro tesi chiamano i ripetuti attacchi di questi giorni contro i siti web governativi.
Gli hacker autori delle diverse aggressioni, che hanno portato al centro proprio il problema sicurezza, che in Giappone ora diventa “terrorismo cyber”, in quasi ogni occasione hanno lasciato sulle home page delle agenzie governative colpite degli slogan pensati per denunciare le attività dei giapponesi nel Sacco di Nanchino del 1937. Ma ad essere finite nel mirino degli hacker sono anche le pagine di banche e istituzioni finanziarie.
Per questi attacchi la scorsa settimana si sono radunati gli “esperti” del governo e dei servizi informativi che non sembrano però ancora in grado di offrire risposte contro gli attacchi informatici. L’ultimo si è avuto solo poche ore fa e denunciava ancora una volta l’aggressione contro Nanchino che avrebbe portato all’uccisione di 300mila persone. Una quantità di uccisi sulla quale ufficialmente Giappone e Cina non hanno mai concordato.