Ottawa (Canada) – Ha 22 anni l’hacker accusato di aver utilizzato fraudolentemente password altrui per condurre azioni informatiche criminali. La sua condanna, 12 mesi di “servizi a favore della comunità”, 12 mesi di successiva libertà provvisoria e altri 12 mesi in cui non potrà toccare computer senza sorveglianza, è una prima assoluta per il Canada, paese nel quale fino ad oggi non si sono registrate pesanti azioni antihacking.
Il caso riguarda Pierre-Guy Lavoie di Quebec City, a cui sono ascritte incursioni in computer di alcune aziende e di alcuni istituzioni governative. Da segnalare, però, che tra le motivazioni della sentenza ce n’è una che dà adito all’ipotesi che la condanna di Lavoie sia stata emessa anche a titolo di esempio , in particolare nel passaggio: “la Corte non può ignorare il fatto che il mondo informatico, destinato ad una straordinaria espansione, può diventare, come accaduto ad altre forme di comunicazione nella nostra società, il teatro di un numero crescente di atti criminali”.
Un certo peso nella sua condanna pare averla avuta il Dipartimento di Giustizia americano: tra le diverse azioni di hacking contestate a Lavoie, infatti, c’è anche l’intrusione in sistemi della Difesa statunitense. Va anche detto che Lavoie, oltre ad aver perpetrato delle incursioni, ha anche pubblicato su un sito migliaia di password, invitando gli utenti internet ad entrare in quei sistemi.
Il legale di Lavoie, Claude Dallaire, ha sottolineato che, nonostante alcuni arresti in precedenza, il caso del suo assistito rappresenta una prima assoluta per il Canada. Secondo l’avvocato questa sentenza rappresenta un avvertimento: “Il messaggio è chiaro. Il giudice ha detto a tutti: attenzione a giocare con internet, non andate troppo oltre, perché altrimenti si va in galera. Un messaggio che determina cosa è un crimine, perché non va fatto e quali sono le sanzioni che ne possono scaturire”.