Washington (USA) – Eric Burns, 19 anni, meglio noto come “Zyklon”, non ci sta, non ha intenzione di denunciare alle autorità i due amici con i quali mesi fa è entrato sui server del sito della Casa Bianca, prelevando qualche file classificato e modificando la home page. Non ha intenzione di farlo, anche se ha confessato la sua partecipazione “nell’hacking presidenziale” proprio il giorno in cui un tribunale federale gli ha comminato una condanna a 15 mesi di carcere e a 37mila dollari di risarcimento per essere entrato in una serie di siti istituzionali e industriali.
Burns ha affermato in una intervista telefonica ad Associated Press di aver detto all’FBI di non aver considerato la sua incursione su quei server “qualcosa di importante”. E ha sottolineato di non voler denunciare i suoi amici perché ritiene troppo severe le pene contro l’hacking: “voglio evitare che ciò che è successo a me accada ad altri. Non sono davvero d’accordo sul tipo di pene previste per questi crimini”.
La pensano diversamente gli avvocati dell’accusa che durante il processo hanno ricostruito le mosse di Zyklon. A maggio lui si era riconosciuto colpevole dell’attacco alla US Information Agency e a due aziende. Poi ha ammesso di aver partecipato all’incursione sui server della Casa Bianca che secondo l’accusa hanno richiesto due giorni di lavoro per tornare ad operare correttamente dopo l’hacking.
Non solo, secondo l’accusa Burns ha attaccato siti NATO, il sito di una ambasciata USA, di alcuni consolati e persino il web del vicepresidente americano Al Gore. Sempre con successo.
Burns, se “si comporterà bene”, rimarrà in galera “solo” 13 mesi a partire da dopo Natale. Non potrà però toccare un computer per i tre anni successivi.