Roma – Nei periodi di bufale una segue l’altra. Dopo la clamorosa gaffe sui gatti bonsai nei giorni scorsi, ieri sui giornali cartacei è apparsa una nuova ma vecchia bufalona sugli hacker, in questo caso sul metropolitano “Leggo”.
L’articolo appare all’interno della sezione “Web & TV” curata da Caltanet, il portale del Gruppo Caltagirone ai lettori di Punto Informatico più noto come Copianet .
Il pezzo originale da cui è tratto l’articolo è una divertente bufala sui “dieci segnali” che consentono ai genitori di capire se un figlio è un “hacker”. Si tratta di un testo tratto da documenti sulla tossicodipendenza che mesi fa fece il giro di mezza internet perché estremamente divertente (il testo, apparso su Adequacy.org, è disponibile qui ).
Il titolo dell’articolo firmato da Diana Letizia è un sintetico riadattamento – “Un figlio hacker? Scopritelo” – e ha per occhiello: “Arriva dagli Stati Uniti il decalogo per capire se tra le mura di casa si nasconde un pirata”.
Il punto chiave del pezzo non è quello di nascere sulla base di una clamorosa cantonata, perché l’autrice prende per vera la bufala, ma nel riuscire a divertire almeno quanto il pezzo satirico originale.
L’hacker diventa pirata informatico e la vita di una famiglia ne esce sconvolta: “Vostro figlio non beve e non fuma. Non rientra più tardi la notte, la macchina di famiglia rimane chiusa nel garage, il casco giace abbandonato all’ingresso non perchè se lo sia dimenticato, ma perchè non usa più il motorino (…) da quando gli avete comprato il computer è sempre chiuso nella sua cameretta (…) ogni tanto vi chiede qualcosa in più per il suo PC (…) Attenzione: questi sintomi devono farvi capire che vostro figlio potrebbe essere un hacker”. Non sia mai…
Secondo Daniele, uno dei lettori che hanno segnalato l’articolo di Leggo a Punto Informatico, è “inutile dire che siamo quasi al livello del mitico Panerai”. Come si ricorderà Luca Panerai è autore di un recente articolo apparso sulla versione web di Panorama Next che fece discutere perché costruito su inesattezze e falsità macroscopiche, al punto da spingere Mondadori a ritirare il pezzo.