La legge statunitense, è cosa nota, limita gli utenti nella fruizione dei beni che possiedono, vincolandoli all’uso che il produttore ha stabilito, nel nome del copyright: le protezioni DRM vigilano su queste imposizioni, ma ogni tre anni la Library Of Congress ha il compito di soppesare le istanze in gioco, ed eventualmente di aprire degli spiragli legali alla forzatura delle misure tecniche di protezione. La decisione del 2015 porta con sé delle conferme, ampliando le possibilità in termini di jailbreak dei dispositivi mobile e rafforzando le eccezioni per le violazioni delle protezioni di DVD e Blu-Ray, e delle novità di rilievo, nell’ambito blindato dell’automotive e dei videogiochi abbandonati dai produttori.
La regolamentazione adottata dalla Biblioteca del Congresso, che agisce sulla sezione 1201 del DMCA relativa all’aggiramento dei sistemi di protezione del copyright, sono indubbiamente complesse, e le eccezioni sono a loro volta sottoposte a condizioni, ma coloro che come EFF da sempre si battono per garantire agli utenti la possibilità di fare dei prodotti acquistati l’uso che meglio credono esprimono una sostanziale soddisfazione per le posizioni adottate nel regolamento.
A partire dal nodo del jailbreak , gli incaricati della Library of Congress sembrano voler rimediare allo scivolone della revoca dell’eccezione prevista per lo sblocco dei cellulari del 2012, corretto successivamente dal legislatore. Tutti i “dispositivi portatili consumer”, compresi smartphone, tablet e smartwatch potranno essere personalizzati con il software desiderato dagli utenti in grado di farlo. Anche la smart TV sono abbracciate dalle eccezioni, mentre gli e-reader, i PC portatili e desktop restano inviolabili. Lo stesso vale per le console videoludiche, che non potranno essere modificate nemmeno per far girare giochi homebrew: i pareri presentati alle autorità statunitensi hanno fatto propendere per la prudenza poiché “il jailbreaking delle console è strettamente legato alla pirateria”.
Per gli appassionati di videoludica , però, uno spiraglio è stato aperto in materia di vecchi titoli abbandonati dall’industria e ancora vincolati a procedure di autenticazione non più funzionanti. Temperando le richieste avanzate da EFF nei mesi scorsi, la Library of Congress ha concesso la possibilità di agire sul codice dei videogame per eliminare le procedure di autenticazione dopo l’annuncio pubblico con cui il produttore ha comunicato che i server dedicati siano stati dismessi rendendo il titolo completamente non giocabile, o dopo sei mesi dallo spegnimento dei server effettuato in sordina. Non è prevista la rimozione delle protezioni, invece, per riconquistarsi funzioni multiplayer perse con il disinteresse del publisher: per coinvolgere la platee di utenti, gli sviluppatori dei crack sconfinerebbero inevitabilmente nel traffico su larga scala di soluzioni di aggiramento dei DRM, proibite dalla legge.
Per quanto attiene il crack delle misure di protezione a presidio di supporti video come DVD e Blu-Ray , le autorità hanno confermato di non voler ammettere alcuna eccezione per il ripping destinato alla copia privata: se il backup e il trasferimento di file protetti da copyright e legalmente acquisiti è ammesso dalla legge, resta la legge stessa a impedire di esercitare questo diritto con le previsioni che puniscono la violazione delle misure DRM. La rimozione delle blindature, però, è concessa per il riuso di porzioni di contenuti che ricada sotto il fair use, dunque in ambito educativo e a fini della produzione di remix, ammesso che non abbiano scopo commerciale.
È quella che riguarda l’ automotive la novità più sostanziale fra le eccezioni approvate dalla Library Of Congress, anche alla luce di un’attualità scomoda per un business automobilistico bersagliato dalle attenzioni dell’hacking e colto ad approfittare della segretezza del proprio codice per manipolare i test sulle emissioni. Le prescrizioni della legge portate avanti anche presso il Congresso e difese a spada tratta dalle case automobilistiche per impedire ai proprietari dei mezzi di smanettare sul codice che anima le vetture decadono a favore dell’hacking per “modifiche legali” come le riparazioni e a fini di sicurezza, una prospettiva incoraggiata anche dalle autorità al di qua dell’Atlantico. Pur con numerose limitazioni , l’eccezione consente di accedere al codice per testarlo in un ambiente sicuro e controllato, per verificare la presenza di falle e correggerle, ammesso che non si arrechi alcun danno agli individui coinvolti: una possibilità che garantisce la trasparenza finora negata.
Altre aperture sono state garantite sul fronte delle stampanti 3D e dei dispositivi medici e dedicati alla domotica , ormai onnipresenti.
Il coro di coloro che ridimensionano il valore delle decisioni della Library Of Congress si è però già levato: gli attivisti di EFF , Public Knowledge e del Center for Democracy & Technology , pur esprimendo soddisfazione per le battaglie vinte lamentano come questa procedura non sappia tenere il passo con l’evoluzione tecnologica e al tempo stesso non garantisca che fra tre anni venga modificata in senso più restrittivo. Una soluzione per venire a capo della questione, suggerisce qualcuno, è rapresentata dall’Unlocking Technology Act, presentato al Congresso nel 2013, che garantirebbe ai cittadini statunitensi il diritto di operare sui beni regolarmente acquisiti ammesso che non si agisca ai fini di violare il copyright, che consentirebbe loro di riconquistarsi il possesso di dispositivi che l’industria vorrebbe limitati agli usi previsti.
Gaia Bottà