HADOPI, l’ Haute Autorité pour la diffusion des ouvres et la protection des droits sur Internet che la Francia ha istituito con l’intento di dissuadere gli impenitenti cittadini della Rete dall’intrattenersi con l’attività pirata mediata da P2P, sembrava poter rappresentare un nuovo regime del Terrore, pronta a monitorare e rastrellare indirizzi IP dei colpevoli, inflessibile nella somministrazione di ammende e di temibili disconnessioni. Una delle poche condanne di cui è pervenuta notizia è stata decretata nei giorni scorsi: la colpevole è una donna che per anni ha ignorato le dinamiche dell’esecuzione automatica dei software all’avvio del sistema operativo.
Ad essere stata condannata è una 28enne di Lomme, cittadina al confine con il Belgio: rappresenta una delle 1502 persone per cui è scoccata la terza fase del sistema di risposta graduale previsto dalla Francia. Un primo avvertimento l’ha raggiunta nel 2011, in quanto intestataria di un abbonamento a Internet colto sul fatto a condividere materiale a mezzo eMule: in quanto cittadina ligia al dovere e sensibile alle minacce dell’autorità, la donna si è confrontata con gli utenti della connessione domestica e ha individuato nel marito il trasgressore, responsabile di aver installato il software P2P con lo scopo di scaricare alcuni film.
Redarguito il coniuge, confinatolo lontano dal computer e dalle tentazioni dello sharing, la donna ha con sorpresa ricevuto la seconda comunicazione di avvertimento, nel 2012, accompagnata da una convocazione presso il più vicino posto di polizia. La coppia non ha trovato altra spiegazione: un non meglio precisato pirata avrebbe abusato della loro connessione , evenutalità con cui la giurisprudenza di mezzo mondo si sta ancora confrontando.
La Francia aveva in realtà tentato di sgombrare i dubbi su questa fattispecie prevedendo il reato di negligenza caratterizzata e promettendo di mettere a disposizione dei cittadini della rete una lista di prodotti software atti a proteggere la connessione domestica dai piggybacker e dagli abusi, così che l’abbonato non si aggrappasse a questo tipo di attenuante. La lista, però, non è mai stata resa pubblica .
La donna, in ogni caso, è stata condannata: al cospetto del Tribunale di Lille, è stata giudicata colpevole in quanto l’indirizzo IP associato alla propria connessione è stato dimostrato recidivo. Le ricostruzioni dei media suggeriscono che la titolare dell’abbonamento non fosse consapevole del fatto che eMule fosse fra i software eseguiti automaticamente all’avvio del sistema operativo, con la cartella condivisa a disposizione dei netizen: per questo motivo il tribunale ha scelto di non elevare la sanzione massima, pari a 1500 euro, ma ha giudicato adeguata una multa pari a 800 euro, sospesa , che la donna dovrà pagare solo in caso di ulteriore condanna.
La donna ha ritenuto “clemente” la sentenza dell’autorità: ma la legge francese, dalla sua approvazione, è stata notevolmente ammorbidita con l’abolizione della pena della disconnessione e non è sfociata che in 17 sentenze , e nessuna applicazione dell’ammenda massima di 1500 euro.
Le autorità francesi, evidentemente, si ritengono soddisfatte dell’effetto deterrente delle notifiche inviate ai condivisori e della risposta degli utenti colti sul fatto, la gran parte dei quali, rivelano studi condotti in seno ad HADOPI, non condividono che una sola opera protetta da diritto d’autore. Per combattere l’illegalità in un contesto che, muovendo dallo spirito della libera circolazione della cultura ha assunto invece i contorni di un mercato , la Francia ha in serbo altri tipi di ghigliottine .
Gaia Bottà