Trident Media Guard (TMG), l’ azienda incaricata da HADOPI di monitorare il traffico Internet alla ricerca delle violazioni del diritto d’autore che meritano i tre avvertimenti , è stata colpita da un attacco informatico che ha compromesso segreti e procedure finora adottate.
L’azienda privata incaricata di monitorare la Rete in nome degli aventi diritto e dell’autorità voluta dalla dottrina Sarkozy sull’enforcement online del diritto d’autore, infatti, è stata attaccata. O meglio, sembra proprio che abbia lasciato semplicemente la porta aperta a chiunque .
L’esperto di sicurezza Olivier Laurelli, infatti, ha spiegato che sono trapelate “informazioni come i client P2P utilizzati per generare peer fittizi, gli indirizzi IP contenuti nei datacenter, gli script impiegati dall’azienda e almeno una password in grado di dare un controllo potenzialmente maggiore sui suoi server”.
Gli autori dell’offensiva, o meglio coloro che si sono ritrovati ad avere accesso a tutte queste informazioni, hanno provveduto immediatamente a diffonderle online.
Oltre ai danni per l’immagine e alla vulnerabilità mostrata nell’affrontare una situazione così tecnicamente rilevante, per HADOPI si apre anche una questione legale : chi ha dato all’azienda privata TMG l’autorizzazione a conservare gli indirizzi IP, con tutte le conseguenze legate alla privacy?
L’azienda ha provato a difendersi dicendo che i dati provenivano da un server utilizzato per i test o comunque non direttamente legato al lavoro di HADOPI e
oltretutto che, pur essendo stati diffusi indirizzi IP, nessun “dato personale” sarebbe stato compromesso . Un fatto abbastanza sorprendente dal momento che tutto il sistema dei tre colpi si basa sull’associazione di un indirizzo IP ad una persona.
Su TMG, in ogni caso, si scatena la tempesta: è stata aperta un’ indagine della Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (annunciata via Twitter ), ed è stato sospeso il suo incarico direttamente dal presidente di HADOPI Eric Walter, con conseguente ipotesi di blocco del sistema a tre colpi.
Claudio Tamburrino